di Francesca Infante
ROMA. Hai mai pensato veramente a come è fatto il tuo cuore, a quante forme di piedi, naso e mani esistono nel mondo, di quanti colori diversi possono essere gli occhi? Hai mai guardato gli altri pensando che, nonostante le piccole differenze, dentro siamo tutti uguali? Ti sei mai visto dentro? Qualcuno l'ha fatto. Una pittrice, illustratrice, autrice, fotografa, che ha deciso di unire la sua passione per l'anatomia con l'arte, associando ogni parte del corpo umano a definizioni, emozioni, modi di dire e citazioni letterarie: Katy Couprie. Ne ha creato un libro. Adesso gli hanno dedicato una mostra. Se siete a Roma e volete spendere venti minuti del vostro tempo per vedere qualcosa di diverso (e bizzarro), andate al Palazzo delle Esposizioni, sulla destra c'è un piccolo archetto con delle lucine; attraversatelo, scendete le scale, andate fino al lounge bar e dirigetevi in fondo alla sala: ecco lì c'è la mostra dedicata al Dizionario folle del corpo di Katy Couprie (22 ottobre 2019 – 16 febbraio 2020).
Un vocabolario visivo che racconta il corpo umano in tutti i suoi aspetti mescolando l’anatomia con la poesia, le azioni con le emozioni, i modi di dire con le citazioni letterarie. In mostra le raffinate tavole originali realizzate sperimentando tecniche differenti. Incisioni, disegni e fotografie raccontano organi, muscoli, ossa ma anche risate, lacrime e acrobazie per restituire al corpo la sua interezza e complessità, interiore ed esteriore. La complessità del corpo umano (forse) ci spaventa, ma anche le diversità, quelle visibili, ci terrorizzano. Da fuori, possiamo anche avere caratteristiche diverse, essere nati in parti diverse del mondo, avere culture diverse, mangiare cose differenti, avere un diverso colore della pelle, ma il nostro corpo, le nostre emozioni, sono uguali. Katy Couprie ci mette davanti a una questione importante: la diversità esiste, ed è un'opera d'arte. Puoi avere gli occhi di qualsiasi forma o colore, ma da lì esce la più pura delle emozioni: le lacrime. Ed è con le emozioni e l'anatomia che ci fa specchiare dentro e ci fa sentire anche piccoli e stupidi, per tutte le volte che abbiamo urlato al diverso, quando in realtà parlava la paura del diverso. Ci fa sentire piccoli per tutte quelle volte che abbiamo messo la nostra cultura sopra a quella degli altri, perché la ritenevamo inferiore. Ci fa sentire piccoli per tutte le volte che non abbiamo dato importanza a una vita persa, perché il colore della sua pelle era diverso dal nostro. Ci fa sentire stupidi per tutte le volte che non abbiamo capito che la diversità è importante ed è un dono, non un difetto e che ne dovremmo avere cura. E forse è il momento di capire che non siamo solo contenitori senza vita con in gestione degli organi.