di Stefano Carobbi
FIRENZE. Trovare qualcosa di sensato e ancora non detto su questo periodo, è particolarmente complicato e difficile. Da una parte c'è l'angoscia per quanto riguarda tutti i malati che si trovano a combattere una partita impari, specialmente per i più anziani e per tutte quelle persone che si prodigano per allietare le loro sofferenze cercando di salvarli dalle fauci di questo maledetto virus. Dall'altra, però, dobbiamo fare una riflessione su ciò che eravamo prima di essere invasi da questa pandemia. Diciamo: siamo stati un po' troppo egoisti con questa terra? Ci mancavano così tanto i nostri cari? Sapevamo quotidianamente assaporare il senso della libertà? Eravamo così predisposti ad aiutare chi stava peggio di noi? Usavamo così tanto la nostra fantasia? Condividevamo le nostre capacità o attitudini con gli altri? E quanto ancora potrei andare avanti a fare domande. Mi fermo perché credo di avere fatto capire il senso di ciò che penso. Ecco: direi che il 99% delle persone a queste domande risponderebbe no e questo deve farci riflettere. Quindi, cerchiamo di farlo profondamente, facciamo un passo indietro nel tempo, dove si stava meglio quando si stava peggio.
Cerchiamo di comprendere che questo è un segnale che viene dalla natura, dalla nostra terra. Entrambe, questa volta, ci vogliono far capire con un segnale forte e di una potenza inaudita, che non siamo i padroni di casa, ma semplici OSPITI. Con questo Virus, Natura e Terra vogliono riprendersi la leadership del pianeta, togliendo tutte quelle certezze di onnipotenza che credevamo di avere, facendole crollare con un semplice battito di ciglia. Riflettiamo. Teniamoci stretti i nonni e tutte le persone anziane che possono indicarci la strada per tornare indietro: non disperdiamo questo patrimonio umano. Riflettiamo.