di Lisa Pugliese
PISTOIA. Nella cornice de Lo Spazio, curata libreria del centro storico di Pistoia, Alessandro Ceni dà voce a un verbo apparentemente antico, passato, che nella mia fervida fantasia immagino impresso a mano in una vecchia lettera ingiallita, sbucata fuori da una valigia abbandonata in soffitta. Ci pensano le immagini a riportarmi velocemente alla realtà; esposte per la prima volta nel 2015 presso la Galleria Vannucci dall'autore, Claudio Frosini, sembrano non aver sofferto affatto il trascorrere degli anni, complice un bianco e nero che fa da solvente al tempo che passa. Le foto che danno un volto alla parola dell'autore, lo raccontano impegnato a scrivere a mano i suoi versi su drappi di iuta nuda verniciata bianca, che oggi ci osservano dai muri della libreria con un fare quasi joyciano, come definito dallo stesso fotografo. Nella valle dello Scesta è una poesia cruda, a tratti caustica, dove il femminile benevolo si alterna al maschile bellico: ogni volta che il narratore si interrompe, come poesia vuole, il lettore rimane sospeso nell'attesa di conoscere come prosegue la storia, sullo sfondo di una natura protagonista e pertanto personificata, oserei dire antropomorfizzata.
In questo luogo vivace e informale, i versi di Alessandro Ceni, 65enne poeta fiorentino, tra i più illustri del panorama contemporaneo, nonché traduttore e pittore, risuonano nella stanza con un timbro nitido, isolato e limpido come il territorio che racconta. Di uomini e di donne, di bimbi e di lupi, di morte e di vita. Un racconto di guerra e pace costruito su anastrofi che urlano il silenzio di un tempo che è stato ma che ancora è.