di Simona Priami

PISTOIA. In Fabula presenta, collocati in nove sale, dieci quadri restaurati appartenenti alla collezione del Seicento fiorentino, per la precisione quarantacinque opere che il celebre poeta, saggista, docente e studioso Piero Bigongiari (Pisa 1914 – Firenze 1997) aveva riunito nella sua abitazione fiorentina in circa quarant’anni. La mostra è curata da Monica Preti e Alessio Bertini, con la consulenza letteraria di Paolo Fabrizio Iacuzzi. L’esposizione offre vari spunti di riflessione, si adatta a laboratori per studenti e presenta foto e testimonianze del Novecento. Vuole inoltre, seguendo un percorso intrapreso dallo stesso Bigongiari nei suoi famosi saggi e dalla professoressa Mina Gregori, rivalutare l’arte del Seicento ingiustamente considerata un tramonto del Rinascimento e rivederla nella sua raffinata eleganza e capacità di seduzione. Le opere sono ricche di scene bibliche, favole, miti, eroi ed eroine della storia antica; i personaggi, quasi tutti femminili, vengono rappresentati in scene drammatiche, colti nella loro tragedia, immortalati in momenti fondamentali. Presentano forte espressività nel volto e comunicano intensità di sentimenti attraverso gesti teatrali e sensuali. Ricordiamo inoltre che il Seicento è stato un secolo difficile e tormentato, fatto di grandi artisti, ma scenario di sanguinose guerre ed epidemie; il secolo della Controriforma, ma anche del teatro di Shakespeare, del Barocco, di Caravaggio e Artemisia Gentileschi.

Tra le opere principali ricordiamo Maghe temprano la spada di un cavaliere di Francesco Furini (1638 -1640); il dipinto, olio su tela, rappresenta due donne, una di schiena che regge l’arma e l’altra frontale che con una lieve torsione versa un liquido sulla spada arroventata. Non si sviluppa calore; le due donne, infatti, stanno usando un liquido magico per dare poteri speciali alla spada. La luce illumina la schiena della fattucchiera di spalle, l’elemento della magia è confermato dalla presenza del teschio posto dentro il recipiente metallico elegantemente inciso. Il quadro è ricercato e ricco di misteri, anche in letteratura il Seicento è popolato da maghe, streghe e spade con poteri fatati. Grandi capolavori di Furini presenti alla mostra sono: Matrimonio della vergine, molto probabilmente omaggio al dipinto col solito soggetto del Rosso Fiorentino e Agar e l’Angelo, dove una scena perfettamente costruita, attraverso un gioco di luci e ombre, evidenzia la sensualità della protagonista attraverso l’espressione del volto e il seno illuminato. Nella Sant’Agata visitata in carcere da San Pietro di Giovanni Martinelli (Montevarchi 1600 – Firenze 1659) i tre personaggi, la Santa, San Pietro e l’Apostolo, sono perfettamente collocati in una scena teatrale dove la luce mette in evidenza la donna e il suo pallore che contrasta con gli altri personaggi e con la veste. Molto sensuale, ma anche sofferente, il volto della Maddalena posta vicino al sepolcro vuoto di Cristo di Giovanni Bilivert, 1585 – 1644, (Maddalena al sepolcro confortata dagli angeli): qui uno degli angeli indica un altrove in direzione opposta alla donna in primo piano. Nella sala di Eco e Narciso di Orazio Fidani (1610 Firenze – 1656 Firenze) vengono diffuse le voci con varie interpretazioni del dipinto: questo per dare importanza allo stretto rapporto tra visione e ascolto, l’intrecciare i due aspetti sensoriali porta a immergersi più profondamente nel dipinto, coglierne i significati più nascosti. La favola di Eco e Narciso è narrata da Ovidio nel III libro delle Metamorfosi, una storia di amore e morte, una passione tormentata dove Eco, consumata dall’amore per Narciso, diventerà solo voce che si spenge; Narciso, invece, amerà solo chi non potrà mai appagare il suo amore, cioè la sua immagine. Fidani rappresenta la bellissima Eco che spia Narciso spostando delle fronde di alberi. Ancora una volta la scena sembra teatro: Eco, attenta e maliziosa e che sembra tirare un sipario fatto di elementi naturali, piante e foglie, osserva l’amato che in lontananza è distratto, assente, con lo sguardo nel vuoto. Lui è vestito, mentre lei è nuda. La fanciulla è la protagonista del capolavoro, è più presente e partecipe, posta in primo piano e illuminata, il suo corpo spicca sullo sfondo della natura. Collocata nel bellissimo Palazzo dei Vescovi in piazza Duomo, a Pistoia, la mostra propone un percorso che attesta la grande passione, la preparazione, l’ingegno e lo spessore culturale di Piero Bigongiari di cui riportiamo una citazione sull’arte: … ho bisogno di una frequentazione quotidiana e incondita con l’immagine (…) per capirla più a fondo, così come capita con la vita e con le persone amate, che ogni volta ti presentano un aspetto diverso, e spesso inattendibile. Del loro essere.

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