di Simona Priami

PISA. Sarà esposta fino al 7 Aprile del 2024, al Palazzo Blu di Pisa, la mostra Capolavori delle Avanguardie del Novecento, dipinti e sculture provenienti dal Philadelphia Museum of Art a cura di Mattehew Affron, con la consulenza scientifica dello storico dell’arte Stefano Zuffi. Si tratta di un percorso nella storia, una linea del tempo che vede opere dei maggiori rappresentanti dell’arte dai primi del Novecento al 1940: Chagall, Dalì, Duchamp, Kandinsky, Mirò, Picasso, Matisse, Mondrian, Klee, Gris, Ernest. Una galleria nella quale vengono messi in evidenza fondamentali momenti storici e artistici del Secolo Breve e che consente allo spettatore di immergersi nel percorso anche attraverso eccellenti installazioni visive, sonore, multimediali che spaziano dalla Belle Epoque allo scoppio della seconda guerra mondiale. La mostra inizia con l’Autoritratto con tavolozza di Picasso del 1906 ed è l’opera dell’artista che sarà il protagonista del secolo, nonostante allora fosse appena venticinquenne; una rappresentanza con attenti, ipnotici, occhi ovoidali, la posa e l’assenza di pennello mettono in evidenza la concentrazione e il pensiero creativo rispetto alla manualità. Picasso cubista è presente con Uomo con Violino 1911 - 1912 olio su tela; il cubismo irrompe anche con Georges Braque con Cesta di pesci; supera invece la scomposizione cubista Marcel Duchamp con Macinatrice di cioccolato, opera appartenente alle readymades, oggetti di fabbricazione industriale (orinatoi, ruote di bicicletta, scolabottiglie) esposti come opere d’arte in modo estremamente provocatorio. Opera simbolo della mostra è Cerchi in un cerchio di Vasilij Kandinskij, 1923, olio su tela, un grande cerchio nero racchiude 26 cerchi più piccoli di colore e dimensioni diverse, due fasci colorati attraversano il quadro, opera che rappresenta una perfetta costruzione armonica, elegante e di estrema raffinatezza. Presente anche il ritorno al fiabesco e al mitologico con Marie Laurencin, nel suo Leda e il cigno del 1923, olio su tela; la regina di Sparta accarezza il dorso e le ali del cigno che compie un elegante gesto curvando il collo. Il quadro mostra estrema dolcezza nelle pose delicate. In Cane che abbaia alla luna 1926, olio su tela, di Joan Mirò, è immediata la sensazione del desiderio per ciò che sfugge, quello che è sfuggente ha sempre fascino, è attraente perché misterioso ed è proprio il mistero che domina in questo capolavoro; l’opera è anche velatamente ironica, il cane ricorda Mussolini. Il Prestigiatore di Paul Klee del 1927 colpisce per i colori accesi, il tema del gioco, della magia, le sfumature portano lo spettatore a evadere e volare con l’immaginazione; di questo famoso pittore troviamo anche Ma il tetto rosso del 1935. Pittura (Fratellini) di Joan Mirò del 1927 rappresenta un mondo circense che fluttua nel blu, il colore della luce e dello spazio, una realtà onirica poetica, irreale e misteriosa; Mirò, come tanti altri artisti, prese spunto dal mondo clownesco; qui, molto probabilmente, si riferisce ai famosi clown Albert, Paul, Francois Fratellini che si esibivano a Parigi negli anni venti. Nel 1930 si sviluppa il Surrealismo, movimento che analizza l’inconscio e il suo modo di comunicare. Le premesse sono di Duchamp, ma tra gli artisti, oltre Mirò, abbiamo Dalì (Simbolo Agnostico, 1932) e anche lo stesso Picasso, che qui è presente con Bagnante, 1928. Il percorso termina con La Crocifissione del 1940 di Marc Chagal, un’opera dai toni scuri e cupi, simbolica e suggestiva, che ricorda la condizione degli ebrei che vivevano in Europa durante il Nazismo, a dimostrazione, l’ennesima, di come l’arte interpreti puntualmente la storia.

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