di Simona Priami

FIRENZE. Il meraviglioso Palazzo Strozzi presenta le opere di Helen Frankenthaler, una delle principali artiste del Novecento americano. Si tratta di opere realizzate tra il 1953 e il 2002, trenta tele e varie sculture che mettono in evidenza il suo estro svincolato dalle regole e la sua continua ricerca di libertà nella creazione artistica; ogni sala è dedicata a un decennio della sua produzione. Le opere sono in ordine cronologico, le sue innovazioni sono presentate accanto a dipinti e opere di artisti suoi contemporanei, per metterne in evidenza la produttiva cooperazione; Helen ha conosciuto e interagito con i principali artisti dell’epoca; fondamentali per la sua crescita infatti sono stati i confronti con Jackson Pollok, Mark Rothko e David Smith, mentre i suoi punti di riferimento, i maestri da cui prende spunto sono stati: Cezanne, Matisse, Kandinsky e Picasso. La sua eclettica e fervida immaginazione, la sua continua ricerca di sperimentazione la porteranno a un astrattismo personalissimo, grazie anche all’invenzione della tecnica del Soak Stain, inibizione a macchia, qui presente in modo particolare nell’ Open Wall, tecnica che permetteva, attraverso i colori diluiti e versati nella tela, già impregnata di acqua, una maggiore espressività, Tale tecnica veniva sperimentata, dagli anni ‘50 ai ‘70, partendo dalla tela appoggiata a terra e dal gocciolamento inventato da Pollok.  Nell’opera Open Wall del 1953, composizione astratta con fondo celeste e contrasti con oro rosso, l’artista afferma che l’opera è un esperimento per creare una sorta di spazio e di confine …  in definitiva l’essenza del dipinto ha ben poco a che fare con il soggetto in sé, ma piuttosto con l’interazione degli spazi e la giustapposizione delle forme. In Human Edge sottolinea l’importanza della linea L personale, inquieta, non geometrica, non pulita, forse proprio come l’opera astratta. Di Ocean Drive del 1974, che è stato realizzato nello studio dell’artista, afferma di non stare guardando la natura, ma il disegno presente nella natura, come il sole o la luna possono essere visti come cerchi o luce, su uno sfondo azzurro emergono sottili linee giallo oro verde e rosso, solo una forma blu in alto è più marcata; proprio come quando sono in Connecticut spesso esco sulla terrazza e osservo i continui cambiamenti del cielo e delle maree e ciò accade ai colori, alle forme e agli spazi. E in qualche modo trapela la mia estetica. In Eastern Light, del 1981, dominano i colori più scuri ai bordi, sfumati verso il rosa, piccole macchie bianche all’interno. Nell’opera Madrid l’artista rappresenta le meraviglie della natura, le nuvole e gli spazi, su uno sfondo scuro, delle forme astratte verde e viola ricordano nubi in movimento. Per Helen solo guardare fuori dalla finestra poteva essere un momento magico in cui il mondo gli appariva un incanto. Nel 1898 l’artista dipinge Star Gazing, dove è presente un paesaggio notturno con presenza di un forte blu sfumato, alcuni rettangoli sullo sfondo ricordano le origini dell’artista, la sua strada già percorsa, il cubismo. Alla retrospettiva è presente anche Number 14, del 1951, di Jackson Pollok, della quale Helen afferma: sembrava avere una complessità e un ordine tali da suscitare, in quel momento, una mia reazione … qualcosa di più … barocco, più disegnato e con alcuni elementi di realismo astratto o di Surrealismo, o un loro riflesso …

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