di Raffaele Ferro
PISTOIA. Se esiste un posto dove di sicuro non ti disturba nessuno, e soprattutto nessuno chiama le forze dell’ordine per denunciare musica a alto volume, o per i cosiddetti schiamazzi, è una zona industriale. Noi, a Pistoia, per fortuna, abbiamo la zona di Sant'Agostino dove in fondo, oltre le ultime fabbriche e aziende, c'è un posto meraviglioso chiamato la Segheria. Di solito, questi luoghi riabilitati a realtà artistiche espositive teatrali, come appunto la Segheria, sono locali dismessi, aziende cessate. In questo caso, no: alla Segheria si lavora ancora il legno! Ieri sera di fatto è stata la serata di chiusura estiva (una vera e propria fiesta, con tanto di musica, alcol, carote meno avvizzite del solito, gara di bocce e lotteria annessa, con ricchi premi e cotillon) di questo luogo laicamente sacro dove proprio da quest’inverno, oltre a lavorare il legno e ad aggiustar ciò che si rompe sono stati allestiti spettacoli, seppur per pochi intimi (è questione di spazio, non di snob), di indubbio prestigio, sotto la direzione artistica degli occupanti autorizzati il covo: Gli Omini.
Una chiusura neanche tanto lunga perché in settembre ripartirà la programmazione, e, di fatto, partiranno anche altri eventi musicali. Ieri, a far ballare e divertire gli associati della Segheria è stato Marcone, Mark One, veterano del reggae di casa nostra ai tempi dei mitici Bomba Bomba, e a seguire una deejay che non ti aspetti, la circense Eleonora Spezi. Il luogo confortevole, allestito all'esterno con buffet e zona bar autogestita da amici e collaboratori della Segheria, c'è sembrato quanto di meglio si possa trovare in fondo a una qualsiasi zona industriale. Ogni volta che ci troviamo in posti così, con persone con espressioni un po’ così, viene da pensare a una certa libertà, quella di ballare, conoscersi, incontrare altri in una maniera differente. Sarà l'atmosfera un po' da luogo insolito, che ci ricorda spazi occupati e poi resi attivi per iniziativa indipendente, come appunto questa della Segheria. Sarà la gigantesca mutandina appesa all'ingresso dello spazio che ci fa ricordare qualcosa di dadaista o forse di Pop, a (ri)collegarci a una volontà di essere magari comuni e normali, ma anche un po' differenti, un po' ironici, un po' distaccati da altre realtà forse più radical chic o più conformisticamente alla portata di tutti. Marcone (sua la foto) ci ha fatto ballare con il suo set reggae, dub ragamuffin, anche se poche le canzoni da lui prodotte e molti i brani - anche a seguire, nella seconda parte - di ordine più popolare, spaziando dalla musica anni ’70 e ’80, ai grandi classici della dance Music, quando poi l’imprevedibile Eleonora Spezi ha iniziato a selezionare favolosi brani latino americani, cumbia tradizionale, e disco, in una selezione fresca e divertente e soprattutto ballabile. Cosa dire ancora? Che ci siamo divertiti, ci siamo conosciuti ci siamo incontrati; abbiamo fatto discussioni, abbiamo parlato di altri, abbiamo reso meno silenziosa la zona industriale, abbiamo conosciuto e ci siamo incontrati: cosa può esserci di meglio che gettare qualche seme per la prossima stagione? Grazie alla Segheria forse, qualche barlume di spontaneità, si può riaccendere e pensare che questo ancora esiste e resiste in una città come Pistoia, fa stare molto meglio. Questo senso del tuffarsi nella tranquillità, nella libertà dell'incontro, è quello che necessita a nostro avviso in un palinsesto urbano precostituito e preconfezionato. E allora, lunga vita, anche se precaria, alla Segheria!