di Luna Badawi

ALICIA TARDE Nash, nel film A Beautiful Mind dice: ho bisogno di credere che qualcosa di straordinario sia possibile. Sì, è vero. Tutti abbiamo un bisogno irrefrenabile di credere che qualcosa di straordinario sia possibile. Ho pensato a questa frase quando mi sono imbattuta casualmente nell’iniziativa di Tik Tok, riguardante l’hashtag #DenimDay. The Denim Day è un trend che sta spopolando sul crescente social network Tik Tok. Dove adolescenti, ragazze e ragazzi, raccontano degli abusi sessuali subiti da amici, parenti e conoscenti. Alcuni dicono di non essere stati creduti, alcune mostrano le gonne e i pantaloni che indossavano quel giorno, altri toccano il proprio corpo con vernice colorata, proprio dove il molestatore li ha toccati in passato. Molti sorridono, piangono, ballano e si sentono liberati da un peso immane, nel raccontare e condividere l’accaduto. Il tema della violenza sessuale è un tema molto attuale e purtroppo coinvolge il mondo intero. Il Women peace and security index, infatti, affermava che nel 2019, 15 milioni di ragazze tra i 15 e i 19 anni sono state vittime di abusi sessuali e spesso il violatore era un partner o un ex partner. L’iniziativa del Denim Day nasce da una sentenza, avvenuta in Italia, nel 1998, dove la Corte di Cassazione annullava la condanna per stupro di un istruttore di guida nei confronti di una sua allieva, per presunto consenso da parte della ragazza stuprata. La tesi era che la ragazza indossava dei jeans denim, appunto, molto stretti per cui sarebbe stato improbabile riuscire a spogliarla senza la sua approvazione.

All’indomani dell’accaduto, alcuni parlamentari italiani manifestarono contro la decisione della Corte di Cassazione in un corteo sulle scalinate del parlamento, indossando dei jeans denim. Le immagini della manifestazione girarono il mondo in segno di protesta e contestazione. Era l’ennesimo indossava una gonna troppo corta, in un modo o in un altro se l’è andata a cercare!  Il 29 aprile 1999 l’associazione non- profit Peace over Violence istituì il Denim Day, per non dimenticare dell’accaduto e indignarsi ma senza violenza. Il denim day è diventato così virale che ha avuto 96 milioni di visualizzazioni dell’hashtag e altrettanti milioni di partecipazioni. Un volto differente dei social e soprattutto un volto nuovo a Tik Tok, che fino a poco tempo fa era considerato un social per solo divertimento e le aziende, i musei e le associazioni negavano l’utilità di una loro presenza su una piattaforma fatta solo per puro intrattenimento. L’ennesimo nuovo volto di un web utile e costruttivo, che sa sostenere e condividere nuove speranze. E l’ennesima dimostrazione che i social media sono uno strumento che può essere utilizzato per cose utili #tospreadlove o per fare #hatespeech. I messaggi positivi sono nascosti e fanno poco rumore, ma se siamo in molti a urlarli è impossibile non accorgersi del cambiamento. Ma se è vero che le cose brutte che ti accadono non ti definiscono e sei in grado di sorpassarle ed uscirne più forte, le cose brutte che dici sulla rete ti definiscono e ti rendono un hater non solo sui social, ma anche nella vita reale. Internet, come tutte le altre cose, è un contenitore sociale di buone e cattive cose. Esattamente come siamo noi, ma la cosa importante è cogliere la sua bellezza collaterale, che è il legame profondo con tutte le cose. Così diceva Madeleine nel film La bellezza collaterale

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