NON VI LASCIATE distrarre dalla sua bellezza, seppur la cosa risulti oggettivamente complicata. Se avesse voluto i riflettori sul suo corpo e basta, Veronica Mondini avrebbe scelto qualsiasi altro canale della comunicazione, tutti decisamente meno impegnativi, meno rischiosi e soprattutto più remunerativi. E invece, ha deciso di coniugare la sua mole giunonica con l’abbandono, la fatiscenza, il crollo. Lo ha fatto per denunciare l’incuria nella quale versano molti, troppi, siti del nostro passato, lasciati in balia delle intemperie che senza l’intervento umano restauratore sono destinati a una fine inesorabile, nella quale, oltre a venir cancellate sterpaglie, siringhe e carcasse di ratti, si passerà un velo d’oblio, casomai con le ruspe, anche e soprattutto sulla storia. Ma qualcosa siamo ancora in tempo per poterla fare. E per capire di cosa si tratti è sufficiente acquistare Urbex, la bellezza nell’abbandono (Golem, 24 euro), uscito proprio oggi, 12 maggio, scritto proprio da Veronica Mondini, dalle sue foto, fatte e ricevute, dai suoi racconti, dalle sue indagini su siti dimenticati e che proprio grazie al suo interesse potrebbero tornare a conoscere il loro antico splendore, anche se parte della loro bellezza e del loro fascino consista, anche e principalmente, nel loro declino, nella loro rovina, nella loro chute.
Prefatto dalla scrittrice Luciana Benotto, conosciuta dall'autrice recentemente, a libro abbondantemente avviato, ma con la quale ha subito stabilito il miglior groove e soprattutto, collante ideale per arrivare a Sofonisba Anguissola, con la quale, dopo numerosi contatti virtuali, si incontrerà al Lingotto la prossima settimana, il volume, bello da guardare, leggere, toccare e immaginare, vanta la collaborazione, per la sua stesura, di alcune figure professionali che non si possono non citare: i fotografi Luca Merenda, Lukas Englaro, Alessandra Trevisan, Claudio Deorsola, Ambro Urbex e Cristian Scarzi, il modello Luca Castellotti, il mentore Gatto Igor, l’educatrice Jane Austen e la sognatrice Artemisia Lomi Gentileschi. Il cofanetto è la summa della volontà morale ed estetica nei confronti del nostro passato da parte di tutti quelli che hanno diviso e condiviso il progetto, decidendo di passare in rassegna alcuni preziosismi architettonici verso i quali la memoria stride con la riconoscenza. Da Villa Giuliari alla Villa degli animali maldetti, dalla Villa della Marchesa centenaria a quella del Boss, dalla Villa dell’Allenatore a quella Minetta, passando per la Villa dei Busti e fino ad arrivare alla Villa Monna Giovannella, senza tralasciare la Villa del Canneto, la Casetta delle favole, il Risto-disco, l’Hotel Paragon, i Teatri abbandonati, Corte Castiglioni, Palazzo Torti, l’Ospedale di Garbagnate, la Limonaia, gli ex manicomi di Mombello, Voghera e Colorno, la Chiesa blu, il Cristo sdraiato fino a Rigosa, tutti luoghi indimenticabili lungo la val Padana, tra l’Emilia che strizza l’occhio alla Lombardia e la Lombardia che vorrebbe scivolare a valle in Emilia. Dimenticati non da tutti, però, meno che dalle temerarie e temerari dall’Urbex, che sfidano rischi, divieti, infezioni, denunce, pur di arrivare a rendere omaggio e vita a luoghi impolverati e cadenti, che furono di culto, preghiera, solenni promesse, atroci incomprensioni, inenarrabili dolori, tenuti ancora in vita, chissà per quanto tempo ancora, dall’ostinazione, uguale e contraria, di persone che cercano di esportare la bellezza dei loro dintorni e la bellezza che li accompagna quotidianamente verso la completa rinascita, all’insegna di un’emozione che non fa i conti con i piani regolatori, gli architetti, i geometri, ma con la gioia di vivere il nostro tempo proiettato nel futuro grazie alla cura del passato, un triangolo particolarmente suggestivo che riesce a coniugare i naturali meravigliosi e sensuali lineamenti di Veronica Mondini con quelli di chiese, monasteri, ospedali, manicomi, ville, abbazie e roccaforti costruiti con cura, storia, amore e cinismo, miopia e lungimiranza, sfarzo e risparmio, nel segno della luce e in quello dell’ombra, tanto tempo fa, ma senza che nessun viandante, o amante di turno, ne riuscisse a conservare il candore.