di Chiara Savoi

SIENA. Sipario aperto al Teatro dei Rozzi, a Siena. La scenografia è un’impalcatura che mette lo spettatore nella consapevolezza di stare per assistere a un Cirano particolare o, per lo meno, diverso dal solito. Iniziamo a occupare i posti in platea mentre sul palco due spadaccini, come un metronomo, scandiscono il tempo colpendo la spada dell'altro. Hanno entrambi due nasi lunghissimi. Chi di loro è Cyrano (Alessandro Bay Rossi?), chi è Cristiano (Giusto Cucchiarini?)? Sopra di loro una donna che immaginiamo essere Rossana (Paola Giannini) che li guarda in silenzio. Tic-toc-tic-toc-tic-toc. Rossana scende e loro continuano con il loro tic-toc-tic-toc; viene verso di noi, si ferma dietro a uno di loro e lo uccide colpendolo forte, con violenza. Stessa sorte per l'altro e inizia a raccontarsi. Chi è Rossana? Cosa pensa? Come vive l'amore dell'altro? Cosa vuol dire rappresentare l'amore? Cos'è un copione? Cos'è il teatro? Ce lo racconta cantando rap. Bravissima. Abbiamo chiesto al giovanissimo e innovativo regista, Leonardo Manzan, perché la scelta di questo genere musicale e ci ha raccontato che mentre stavano adattando il testo di Bergerac alla versione moderna che lui aveva in mente, si sono resi conto che quella rabbia e quella ferocia potevano essere espresse bene solo da rap. All'inizio questo spettacolo era composto da quadri staccati uno dall'altro e non erano cantati, anche se c'erano delle musiche di accompagnamento. Poi ci siamo trovati bene con questo cambio ed è così che lo stiamo presentando dal 2019.

Le musiche sono composte appositamente per lo spettacolo e Filippo Lilli, il musicista, suona live sopra le basi facendo anche delle improvvisazioni. Lo spettacolo ha vinto il Concorso alla Biennale Teatro di Venezia nel 2018 ed è diventato una Produzione della stessa Biennale. Per due anni sono stati fermi, lo hanno ripreso e adesso sono finalmente nuovamente in tournée. Dopo il monologo di Rossana arriva Cirano, felpa nera e cappuccio calato sugli occhi che inizia una sfida in freestyle sul suo naso cui noi del pubblico rispondiamo: ma Cirano, se ti legano le mani e devi scrivere col naso, il tuo scritto sarà un testo del caZo? (giocando sulle false rime proposte anche da lui). Cirano ma col naso cosa ci farai? Ci aprirai il sipario? e lui risponde e improvvisa e il regista ci ha confermato che è stata la prima volta che il pubblico ha partecipato attivo. Se di mestiere vi lamentate, la disoccupazione vi meritate. Cirano ce l'ha con tutti, soprattutto con i falsi e non riesce a stare calmo: mi devo calmare ma gli amanti non sono calmi. Rossana ci spiega chi è Cirano: uno che ama, che scrive IO AMO perché ha paura di dirlo, ha paura di un rifiuto. E lei lo insegue sull'impalcatura, ma lui scappa. E Rossano ci spiega e si racconta e per la prima volta Il Cirano ce lo spiega una donna, sua cugina, la sua amata. Che senso ha vestirsi per bene se tanto nessuno ti sveste? Gli attori recitano e cantano e sono credibili e molto bravi. La regia ci tiene incollati alla sedia e ci stupisce perché non è scontata. Le musiche incalzano e il ritmo della narrazione funziona perfettamente. L'abito da sposa è un abito di lutto, di quando una volta mi hai detto: ti amerei anche se fossi brutto. Cristiano è bello, prende in giro Cirano e ci svela tutte le sue menzogne. Ride mentre canta e alla fine persino lui, che sembra sempre il più frivolo di tutti, mostra la sua profondità. E noi gli crediamo. Cirano nel testo di Rostand è un uomo temerario, ma anche drammatico e in questo adattamento appaiono sia la forza che la fragilità di questo eroe, raccontate da lui e da una schietta e autentica Rossana. No, grazie. Non fa per me scrivere una supplica per poter rappresentare. No, grazie, non fa per me.

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