di Letizia Lupino
PISTOIA. Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi, le tue calzette rosse, e l’innocenza sulle gote tue, due arance ancor più rosse. Mugolandola la canticchio ancora, cercando così di mantenere vivo quel suo attacco a cappella, da dietro le quinte che piano si avvicina ed entra sul palco. Un cantato sottile, rotondo e pieno, ma quasi sbadato, come se nel mentre si stesse facendo esattamente altro: chi parlotta, chi scarta le brochure svogliate prese all’ingresso, chi si perde nei meandri dello smartphone, chi si aggiusta e chi si sbriga a sedersi. È un po’ così, è un po’ come sempre. Poi le luci si abbassano, si spengono e temi musicali diversi cominciano a rincorrersi snocciolando i minuti che passano come un rosario; nel mentre l’orecchio si quieta. E infine lei, quella voce che già si insinua spavalda rivelando il non più mistero della serata: Cristina Donà e i suoi Spiriti Guida attraversano il palco con in pugno tutto il tempo del nostro mondo in quel momento. Decisa e sicura, presente a noi e a sé stessa, si siede laddove le esigenze artistiche e tecniche la vogliono. Tre microfoni, due leggii, diverse chitarre e bassi elettrici e una tastiera. Non sarà da sola. Nell’attesa che si interpone tra noi e tutto il resto c’è la spinta che porta la Donà sul palco del teatro Bolognini di Pistoia a raccontarci una storia, a raccontarsi nella sua storia, tramite appunto quegli spiriti guida che le hanno preso la mano per farle aprire porte proprio dove convintamente pensava ci fossero muri. E la porta che si spalanca a noi è quella di un Artista totale e totalizzante che conquistando mete nazionali e internazionali ci fa assaporare il suo personale percorso, che, evidentemente, non poteva non intrecciarsi con Saverio Lanza, imprescindibile in questo curvilineo racconto musicale. Si alterneranno, si supereranno, si allineeranno, lei, lui e gli spiriti guida, quelle canzoni cioè che hanno fatto da ponte ad una maestria senza misura. Due ore in cui si parlano e ci parlano di noi e di loro attraverso Grace, Bandiera bianca, Il senso delle cose, Reason to believe, Goccia, Ninna nanna libanese, Maryan, Altissimus e così via. Un vortice psichedelico sinuosamente nostalgico, da pelle d’oca, ma anche arrogante e potente, tanto da far tremare le poltrone, tanto da far alzare il pubblico in piedi, tanto da sentire una sola singola voce levarsi dal pubblico per dirle Brava! Sì, brava!! Un’urgenza, forse banale, ma un’urgenza, spinta fuori dal cuore, dal sangue, dal valore incommensurabile di Donà e Lanza. E domani pomeriggio, domenica 20 ottobre, alle 16,30, il gradito e forbito repertorio musicale sarà nuovamente offerto al pubblico del Teatro Mascagni di Popiglio.