di Chiara Magnelli
CASTELFRANCO EMILIA (RE). Davvero un ottimo lavoro di artigianato, cucito ad arte ripescando nella tradizione della commedia dell'arte e che fonde insieme sapientemente la recitazione, il canto e la danza, il combattimento scenico, i lazzi e l'improvvisazione. Un ritmo incalzante che non lascia spazio a distrazioni. Gli attori, o i comici meglio dire, forse, sono stati capaci di tessere l'intreccio di questa storia accompagnandoci in un gioco di spazi, battute, sorprese; siamo stati letteralmente coinvolti in indovinelli e baruffe, che hanno saputo portare lo spazio scenico fino in fondo alla sala. È davvero sorprendente vedere come anche oggi un’arte che ha radici tanto antiche possa ancora emozionarci e tenere tutti quanti attaccati alla sedia di velluto. Un mestiere, quello del comico, che è davvero capace di rivelare le parti dell’umano facendoci sorridere e incantandoci. Davvero un teatro che può ancora parlare a tutti noi e di cui forse oggi più che mai abbiamo bisogno di tornare a far vivere, per ricordarci le nostre radici, da dove veniamo e quali siano le poche cose che davvero fanno battere i cuori e muovere le menti. Tutto bello di questo lavoro; la scenografia che permette di evocare gli spazi e far muovere gli attori (Sara Allevi, Violetta; Marie Coutance, Flamminia; Matteo Cremon, Lelio; Anna De Francesci, Stramonia Lanternani; Michele Mori, Mario Lanternani; Stefano Rota, Pantalone de’ Bisognosi/Bargello; Pierdomenico Simone, Trappola; Maria Luisa Zaltron, Silvia e Marco Zoppello, Arlecchino) in ardimentosi duelli e audaci dichiarazioni d’amore, le maschere che onorano la tradizione e i personaggi e portano immediatamente con loro degli archetipi e dei tipi che risuonano dentro di noi e che subito riconosciamo come familiari. È questo il sunto, avaro di tutte le emozioni che non sono trascrivibili, di Arlecchino muto per spavento, andato in scena, come meravigliosa ennesima replica, al Teatro Dadà di Castelfranco Emilia. Un divertimento particolarmente coinvolgente, che nasce dalla magia della rappresentazione e arriva fino tra le poltroncine del pubblico in sala, in un gioco, tanto bello quanto difficile, tra gli attori protagonisti e gli spettatori. La compagnia di StivalaccioTeatro, responsabile senza alibi di tanta bellezza, nasce nel 2007 come compagnia di teatro popolare dall’incontro tra Michele Mori - che in questa commedia fa vivere un docile e insieme sorprendente Mario Lanternani - e Marco Zoppello, che firma la regia di questo spettacolo e porta in scena un energico Arlecchino. Lo spettacolo di commedia dell’arte è tratto dal canovaccio omonimo di Luigi Riccoboni ed è la riproposizione originale e inedita, in epoca moderna, di uno dei testi maggiormente rappresentati nella Parigi del Settecento. L’allora capocomico Luigi Riccoboni in arte Lelio, si circonda dei migliori interpreti dello stivale per tornare a Parigi dopo un lungo periodo di esilio. Tra questi, un vicentino, l’Arlecchino Tommaso Vicentini, che non parlava francese. Da qui la soluzione, semplicemente geniale, di far diventare Arlecchino, già dopo pochi minuti del primo atto, muto per spavento! La storia si sviluppa in tre atti e seguendo un intreccio classico di amori contrastati e intrighi, intoppi, fraintendimenti ed equivoci, termina, naturalmente, con un Arlecchino, parlante o muto che sia, che oltre a combinare un sacco di guai, riesce anche e soprattutto a trovare comunque la soluzione. Lo spettacolo, coprodotto dal Teatro Stabile del Veneto Carlo Goldoni – Teatro Nazionale, dal Teatro Stabile di Bolzano e dalla Fondazione Atlantide Teatro Stabile di Verona - vede per la prima volta riuniti nove attori in una produzione di StivalaccioTeatro provenienti da tutta Italia. E infatti dialetti e canti popolari si mischiano e ci fanno sentire la ricchezza della tradizione del nostro territorio. Veniamo riportati ai temi del teatro popolare e dell’umano, alla fame, all’amore, al denaro. Abbiamo visto sul palco attori generosi che sono stati i primi a divertirsi, senza risparmiarsi, coinvolgendo così tutti quanti, vecchi, grandi e piccini, colti o ignoranti in intrighi d’amore e duelli avvincenti. E davvero tanta maestria nel mettere insieme linguaggi e saperi e valorizzare la particolare predisposizione di ciascuno degli interpreti.