di Stefania Sinisi
SESTO FIORENTINO (FI). Sul palco del Teatro La Limonaia di Sesto fiorentino, in prima assoluta all’interno del Progetto Intercity è andata in scena Dalle Stelle (drammaturgia di Silvia Calamai e regia di Fabio Mascagni), una rappresentazione quanto mai surreale, ma drammaticamente realistica, di due anziani, Zinni e Axxo (Antonio Fazzini e Annibale Pavone) che ci condurranno all’interno di un interessante dialogo, in cui l’uso della parola è sempre assolutamente ponderato e mai superfluo; a parlare sono due luminari della Scienza. Di fronte alla non necessità, è preferibile il silenzio, con una valenza ritmica che tende a esaltare e oltrepassare la dimensione della realtà in un'atmosfera tale così assurda e inverosimile che inizialmente non ci fa calare nel vero contesto dell’inevitabile declino delle facoltà mentali: l’Alzheimer, malattia sufficientemente grave da interferire con la vita quotidiana dei due protagonisti, che ci tengono sospesi con leggerezza e sempre con il sorriso sulle labbra al confine tra realtà e irrealtà, Dalle stelle appunto, come a voler dire che i due uomini sono a metà tra cielo e terra, stralunati, in una dimensione abnorme, ma apparentemente normale.
La stessa Silvia Calamai spiega che i suoi personaggi attingono e non prescindono dal lessico, dal linguaggio beckettiano e hanno al suo interno, come grammatica centrale, le ambientazioni e i personaggi che, di frequente, tendono verso un esaurimento delle parole. Bisognerebbe forse usare la parola prosciugamento, perché spesso fiumi di verbosità finiscono per risolversi nel nulla, per tornare al punto di partenza, per arrivare all’impotenza e incappare nella ripetizione. Allo stesso modo i personaggi delle pièce sembrano procedere irrimediabilmente verso una dissoluzione delle energie vitali, una corsa inarrestabile verso il nulla o verso il silenzio della morte. Lo descrive molto bene anche Fabio Mascagni quando dice che l’Alzheimer è la malattia che impedisce di stabilire una connessione tra le cose e il loro nome e che impedisce di portare a conclusione un ragionamento, che è la condizione che libera il discorso dal suo compito gravoso e il mondo dalle briglia del discorso restituendo forse ai protagonisti autonomia e bellezza artistica. Sotto la comicità leggera e stralunata e attraverso il dinamico e saggio uso delle parole, Silvia Calamai, che conosce approfonditamente, essendo lei stessa una vera Linguista, professoressa associata di Glottologia e Linguistica Generale presso l’Università di Siena e ha insegnato Linguistica Generale, Fonetica sperimentale, Dialettologia in numerosi atenei, viene dipinto e ritagliato un vissuto temibile con estrema comicità e delicatezza, tanto da far trasparire la sua potente umanità nella sua unica debolezza: la propria decadenza.