di Stefania Sinisi

LASTRA A SIGNA (FI). Non è un bollettino meteo, ma del degrado, Previsioni del tempo, di Patrizia Corti, in scena al Teatro delle Arti di Lastra a Signa. Perché anche qui, sull’Appennino Tosco-Emiliano, lontani centinaia di chilometri dal nocciolo della fusione criminale, c’è del marcio, proprio come in Scandinavia. I riflettori si accendono su un sistema corrotto che vive e si arricchisce segretamente e trasversalmente di illeciti e di attività illegali di tipo mafioso, che arrecano danni all'ambiente. In particolare, si parla di associazioni criminali dedite al traffico e allo smaltimento illegale dei rifiuti, che contrabbandano in clandestino anche carni di provenienza ignota, destinate ai grandi rivenditori senza nessun controllo sanitario di qualità. Narrato con cura da un frizzante ed energico Marco Natalucci e accompagnato musicalmente dal vivo da Francesco Giorgi, in un esperimento teatrale associativo, quasi un radioteatro, un percorso di suoni e percezioni oscure, sotto una pioggia nera e fitta, Previsioni del tempo è il viaggio di due malavitosi, Antonio e Giuliano, che devono compiere la loro mala azione quotidiana.

Trasportano maiali macellati illegalmente, sfuggiti a ogni controllo di qualità, da vendere nei supermercati e hanno appuntamento con due albanesi, il Marcio e il Pinta, cocainomani, appartenenti alla banda di Jakup Mahmeti, (ispirato a Previsioni del tempo di Wu Ming, già apparso nelle pagine di Guerra agli umani) a cui devono consegnare la carne, forse infetta e ritirare un nuovo Tir, carico di immondizia, da far arrivare fino a Napoli. Il radioteatro musicale narrante parte con il suono di una sveglia, una voce di sottofondo che ci introduce in un’introspezione psicologica rifratta a specchio di una stessa scena immaginata e vissuta da ogni personaggio, ognuno con la propria personalità e ognuno con la propria (im)moralità. Chi per vocazione e chi per necessità, si trova a compiere chilometri di autostrada piena di imprevisti ed equivoci; hanno pure due sbirri con i baffi sull’Alfa 147 bianca incontrati all’Autogrill, che gli stanno due auto dietro. In un amaro cocktail di cocaina, paranoie e ansia, l’adrenalina sale sotto la pioggia e nell’oscurità. C’è chi scappa, a chi pare di vedere un cane, forse un lupo, un diavolo di coscienza che fa deragliare il Tir a soli cento metri dalla meta lasciando per sempre gli albanesi nell’attesa. Una narrazione efficace, un ottimo Marco Natalucci a cui però è mancata un po’ di forza nel finale, quella spinta e quel coraggio in più di autocritica dei contenuti che avrebbe sicuramente fatto la differenza. Si è percepito invece quasi una sorta di timore nel lanciare un minuscolo sassolino nello stagno della mala ritraendo subito la mano, dove invece sarebbe stato opportuno osare anche decisamente di più.

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