FIRENZE. In buona sostanza, può fare quello che vuole, quando sale sul palcoscenico. Gli riesce tutto, soprattutto, emozionarsi e, logica e ineludibile conseguenza, emozionare. Il pubblico lo sa, in particolar modo quello della Pergola, a Firenze (in replica fino a sabato 18 febbraio), dove il saltimbanco umbro non perde mai occasione di rinnovare i contatti e dove la gente risponde, pandemia o meno, con tutto esaurito. Certo, gli spettatori sono un magma di chirurghi, tutti con la mascherina, ma il paziente che aspetta in sala operatoria, nonostante sia un caso clinico particolarmente aggrovigliato, è sicuro che chiunque impugni bisturi e pinzette riuscirà a guarirlo. Almeno per una sera; per la successiva, ci penseranno gli spettatori del giorno dopo a placare le ansie di Filippo Timi, che sono la paura che le sue patologie, improvvisamente, prendano il sopravvento e lui non riesca più a uscirne fuori, dal pantano della sua vita. Il paradosso è che le sue medicine non hanno un prezzo; anzi, sono i farmaci stessi a tassarsi, pagando il biglietto per poterlo curare. E ogni volta, l’operazione riesce perfettamente. Li abbiamo visti tutti, gli spettacoli di Filippo Timi: torneremmo a vederli, con lo stesso entusiasmo, perché è una gioia tantrica, totale, ascoltarlo e vederlo raccontarsi. Anche con L’uomo invisibile succedono, puntualmente, tutte le cose che appartengono al suo repertorio: un vocalista ubriaco, una donna di mezza età della sperduta provincia americana, un cubista scatenato, un cronista erotico, una sognatrice disillusa, un gramelot afono, da Dario Fo a Gigi Proietti, da Bob McFerrin a Andrea Ceccon, da una inaspettabile e impertinente Loretta Goggi a una scatenata Franca Valeri.

Nelle sue scritture vivono e convivono i sentimenti quotidiani e esistenziali che agitano la vita di ogni spettatore. Certo, questo spettacolo ha tutta l’aria di essere il sequel di Mrs Fairytale. Non si torna indietro dalla felicità, ma tutti i suoi spettacoli sono, virtualmente, un sequel del precedente e posseggono tutte le caratteristiche per poter immaginare quale sia il successivo. In questa circostanza, dall’ambientamento agli abiti, il riferimento è spudorato, ma la vera spudoratezza è Timi, la sua delicata irriverenza, il suo gestire la propria intimità, corrosa da mille contraddizioni, come se sul tavolo della sala operatoria ci fosse chiunque altro, men che lui. Perché Filippo Timi ha la fortuna di essere un personaggio doppio, con un’anima maschile e una femminile; è come se avesse già trascorso due esistenze e il mondo, così avaro di resurrezioni, gli avesse addirittura offerto una terza possibilità, che lui sfrutta alla meraviglia, riuscendo a rapportarsi davanti alle domande da una doppia prospettiva: la soluzione si trova, che diamine! Dello spettacolo non abbiamo ancora detto nulla perché non abbiamo la più pallida idea di cosa vi si possa raccontare. Per arrivare al dunque, alla morale, come si celebra nelle fiabe, vi dovete prima rilassare e divertirvi tanto nel seguirlo nelle sue improvvisazioni, che hanno davvero poco o nulla a che fare con l’epilogo della rappresentazione, che altro non è, come abbiamo già scritto, il promo dello spettacolo che verrà. Comunque, è il 31 dicembre e la signora Fairytale è rimasta sola in casa, abbandonata dal marito in viaggio di lavoro, con il suo barboncino impagliato. Siamo negli anni ’50; no, siamo in un periodo molto successivo. Macché, siamo tra le due guerre mondiali. No, non si capisce in quale periodo sia ambientato lo spettacolo, perché l’effetto tempo non ha alcun valore, ma soprattutto perché il tempo è il nemico, giurato, invincibile, di ogni pregiudizio, limitazione, preconcetto. Non ce ne resta molto, d’altronde, per regalarlo a ciò che non merita. Il Festival di Sanremo, comunque, e i suoi vincitori, podio compreso, esaltando la vis improvvisativa di uno degli attori più versatili e meno inquadrabili del panorama nazionale, sono uno dei bersagli preferiti (lo dirà ancora, nelle repliche?), ma senza astio, senza sufficienza: Filippo Timi, per la sua natura inclinazione alla verità parafrasata, potrebbe essere testimonial, (con)vincente, di qualsiasi causa, dalle più nobili umanitarie, ad altre molto surreali e anche parecchio sgangherate. Andate e divertitevi!

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