di Cinzia Lumetta

PISTOIA. "Il rimorso mi parla, ma, io non lo sento!"
Simpatica, ma non eccessivamente divertente come il pubblico ha invece sottolineato con imbarazzanti risate a scena aperta, Sarto per signora (sul palco del Teatro Manzoni di Pistoia, in replica domani sera e domenica pomeriggio, primo appuntamento stagionale dell’Atp di questo 2016), la soap del cazzutissimo regista Valerio Binasco che si è messo all’anima, e in tasca come marchetta, la rilettura di uno dei testi di Georges Feydau, affidandosi al camaleontismo, di decurtisiana memoria, di Emilio Solfrizzi.

Un intreccio di bugie, più o meno piccole, indispensabili alle coorti e ai regimi soprattutto all’indomani di catastrofi, del dottor Molineaux, che per poter incontrare l'amante prende in affitto una casa e lì si finge sarto dando vita, suo malgrado, a una serie di contrattempi che creano ulteriore scompiglio nella sua esistenza di inguaribile tombeur de femme e anche e soprattutto in quella degli altri personaggi. Con l’esclusione di monsieur Bassinet (meraviglioso Fabrizio Contri), l’unico, perché vecchio e malconcio, apparentemente fuori dal volgo dei tradimenti, ma che si rivela invece un audace e paziente amante.
Cucito su misura attorno alla simpatia chimica dell’attore pugliese, che si dimena con elegante elasticità nel doppio ruolo di medico/marito e sarto/amante, la sua mimica e presenza scenica possono essere definiti elementi insostituibili nell'intera pièce che, probabilmente, altrimenti ne avrebbe sofferto, anche se il contorno è decisamente degno di nota e merita un plauso a prescindere, come direbbe Totò: Elisabetta Mandalari, Lisa Galantini, Viviana Altieri, Antita Bartolucci, Cristiano Dessì, Simone Luglio e Barbara Bedrina infatti, garantiscono alla commedia il cadenzato fluttuare delle risate.
Uno spettacolo decisamente gradevole che ha soprattutto raggiunto lo scopo: sala piena, gente divertita e riposata e applausi a scena aperta, con il doppio beneficio di riportare l’allegria in corso Gramsci, provando contemporaneamente a cancellare le provocazioni di Fassbinder-Latella. E poi, un sacco di risate: qualcuna di troppo, a nostro avviso.

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