di Luigi Scardigli

PISTOIA. Li avevamo già visti all’opera, in questo stesso identico spettacolo, i due del Sotterraneo. La precedente, però, era suddivisa in più locations, quattro per l’esattezza, con partenza e ritorno a Londra, con tappe obbligate, girando verso est, in Egitto, India, estremo Oriente e poi, dopo aver infilzato l’America dal Pacifico all’Atlantico, ancora nel Regno Unito, un secondo prima della scadenza della scommessa fissata (e vinta) per le 20,45 del 21 dicembre. Sara Bonaventura e Claudio Cirri, stavolta con un dj ad un’improbabile consolle, Mattia Tuliozi, hanno voluto ulteriormente riassumere il fantastico Giro del Mondo in 80 giorni scritto due secoli or sono da Jules Verne, riproponendolo in tutta la sua involontaria comicità.

 

E’ successo ieri, giovedì 9 giugno, nel salone affrescato della Villa Scornio, a Pistoia (si replica stasera, ma è già tutto esaurito, da tempo), per la rappresentazione inaugurale della rassegna estiva Teatri di Confine, con quelle facce un po’ così, con le espressioni un po’ così che hanno i due mattatori, fidati speaker radiofonici, convincenti cabarettisti televisivi, affiatata coppia teatrale che merita, senza ombra di dubbio, il salto in alto, quello delle platee più consistenti. E’ un viaggio e una corsa contro il tempo e contro l’orbita solare, quella che regalerà al facoltoso gentiluomo inglese Phileas Fogg e al suo fedele servitore transalpino, Passepartout, la gioia di vincere la scommessa sottoscritta tre mesi prima circa con quelli del Reform Club. Durante il tragitto, su navi, battelli, treni a vapore, sul dorso di elefanti, sospinti da una zattera a vela, Sara e Claudio studiano un immaginario diario di bordo con tanto di imprevisti, penalità, diretto coinvolgimento del pubblico, trasformando l’avventurosa opera d’arte letteraria in un’esilarante puntata di Giochi senza frontiere, con parentesi di quiz televisivi, doverose prese di posizione sociale e una massiccia, ma mai ingombrante, dose di umorismo strisciante, quella che si addice, particolarmente, ad un nobile gentiluomo inglese. Ad aiutare il pubblico a seguire le rotte di navigazione evidenziate da un filo rosso e i protagonisti nella loro fertilissima immaginazione, il Mondo spiattellato su una grande lavagna: ad ogni porto, un’avventura, un imprevisto, un aneddoto; ad ogni ripartenza, la speranza dell’approssimarsi sulla via di casa e la tangibile, anche se parecchio cool, idea di vincere la scommessa, fissata sulla ragguardevole cifra di 20.000 sterline. E la loro versatilità, il loro camaleontismo, quell’intesa, anche se non sempre ritmata e puntuale, che fa di Sara Bonaventura e Claudio Cirri due giovani estrose e poliedriche certezze del teatro italiano: con una valanga di idee geniali, una meticolosa messa a punto, una versitilità ginnica, fisica, gutturale e attoriale degna delle ultime frontiere recitative, un feeling elastico che sembra caracollare a terra da un momento all’altro, ma che riprende puntualmente quota nella logica, indefinibile, del teatro. Due tipi da spiaggia, che auguriamo a tutti gli spettatori di incontrare il prima possibile, non solo sul bagnasciuga.

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