di Luigi Scardigli
PISTOIA. Scenografia minima. Anzi, inesistente. Del resto, per rappresentare Gli occhiali d’oro, piccolo romanzo, sommesso capolavoro, di Giorgio Bassani, sarebbe occorso un tir – con portici, ombrelloni estivi, sale da ballo - per adattare le parti salienti del lungo racconto dell’autore ferrarese. Ma il teatro sa ancora come fare per ovviare agli effetti speciali e allora, sul palco del piccolo teatro Bolognini, di Pistoia, ieri sera, alcuni allievi del Teatro Laboratorio della Toscana di Federico Tiezzi, sono riusciti nell’intento, tutt’altro che abbordabile, di riassumere in poco meno di un’ora e mezzo il dramma della discriminazione. Stasera e domani (21 e 22 ottobre) si replica e in considerazione delle minacce del regista (Tiezzi), che ha preceduto la performance dei giovani attori, la tentazione sarebbe di tornare a vederli: sono bravi, tutti, lo meritano e poi, chissà quali altre interazioni potranno avere con il pubblico delle due repliche.
Per onestà intellettuale sgombriamo il campo dalle false adulazioni: non è quello il teatro che prediligiamo; adoriamo Timi e le sue muse, Muscino e Rocco; ci commuoviamo fino alle lacrime alle rappresentazioni di Emma Dante; restiamo incantati dal minimalismo fisico della Piseddu e condividiamo i rischi di Celestini. Ma memori delle raccomandazioni di Salvador Dalì, invitiamo tutti gli aspiranti attori a imparare a recitare come i loro maestri: poi, dopo, saranno liberi di fare ed esprimersi come vogliono: nessuno toglierà loro il rispetto più grande. Scritto questo, saremmo anche tentati di parlarvi un po’ di Bassani e della sua opera, risucchiata dal turbine della letteratura degli sconfitti, degli emarginati, dei vilipesi, che è maturata nel ventennio delle discriminazioni fasciste e naziste ed esplosa negli anni '60. Come ci parrebbe opportuno invitare tutti, indistintamente, a leggere i suoi libri: una cura e un nitore linguistici imparagonabili a chiunque altro e vivanda appetitosissima per ogni esteta! Ma siamo anche contenti di parlarvi di teatro, del teatro di Tiezzi, sperimentale, cocciuto, pedissequo, matto e faticosissimo, della cura circolare che fa dei propri allievi, confidando nella collaborazione, preziosissima, della vocalista Francesca Della Monica, che ha riscaldato gli attori prima della performance con esercizi e dello spirito dell’adattamento di Sandro Lombardi. Sul palco soltanto alcune sedie, che i protagonisti utilizzeranno scambiandole ora per sedute da bar, per poi trasformarle in divani da salotto o anche da saloncino ambulatoriale, fino a farle diventare sdraio di riviera romagnola. La trama di Giorgio Bassani e la tragedia del protagonista del romanzo, l’otorinolaringoiatra omosessuale Fadigati, sono fissate nei colloqui dei protagonisti, tra i quali, in modo politicamente scorrettissimo, ci preme evidenziare la signora Lavezzoli, irritante, compiacente, ipocrita, civettuola e sensuale, magistralmente interpretata da Valentina Elia, attrice casertana di 29 anni sulla quale, siamo convintissimi, non solo Tiezzi ha riposto la massima fiducia.
