FIRENZE. Le sedicenni giocano ruoli imprevedibili, nella storia. La più famosa, Enrichetta Blondel, fu quella che indusse il suo amato Alessandro Manzoni alla conversione, con tutto ciò che ne conseguì: il Romanticismo. Anche Stefania Sandrelli, con il cantautore, non ha scherzato affatto: Gino Paoli è rimasto lo stesso, vero, e questo non ha prodotto nulla, per fortuna; per lei, però, in virtù di quel rapporto libertino, si sono spalancate le porte del cinema e tutti i migliori, ma proprio tutti, sono restati ammaliati, più che affascinati, dall’indiscutibile bellezza della viareggina, che negli ultimi cinquant’anni di cinema ha inanellato una serie impressionante di riconoscimenti e di presenze leggendarie. Il fatto che a noi, professionalmente, non sia mia piaciuta, non interessa a nessuno (nemmeno a noi); a teatro, però, mandatela solo come spettatrice, casomai accreditandola alla carriera dello spettacolo, ma sul palco no, perlamordiddio.

 

D’accordo, Il bagno, commediola di Astrid Veillon per la regia teatrale di Gabriele Olivares, è una fiera scontata e sconclusionata di banalità e vanità femminili da cabaret di second’ordine, in scena al Verdi di Firenze da venerdì scorso fino a stasera, 30 ottobre, ma la recitazione della settantenne versiliese, ex sirena di Scola, Germi, Bertolucci, Comencini e Tinto Brass, affiancata alla figlia Amanda e a Claudia Ferri, Ramona Fiorini e Serena Iansiti, è oggettivamente imbarazzante. La poca voce rimastale (ne ha sempre avuta pochissima, ma non le è mai servita, evidentemente) intonata su un’unica nota, un si bemolle sfiatato, resta inesorabilmente immutata, così come la sua smorfia. Il ruolo le si addice alla perfezione: mamma distratta, svampita, che non ricorda gli anni della figlia e che decide di andare a trovare in coincidenza, fortuita, del compleanno dei 40 anni della sua unicogenita. Nel bagno del meraviglioso attico romano di Lu, figlia di Carmen, dove si svolge l’intera rappresentazione, ci sono anche a Titti, Maria Sole e Angela, tre amiche della festeggiata, ognuna delle quali riserverà, per tutte le altre, un’inaspettata e inaspettabile sorpresa. Una commedia sguaiata, inutilmente su di giri, con spaventosi black out narrativi che avrà imbarazzato non solo noi, immaginiamo, ma anche e soprattutto la direzione artistica del Verdi, speriamo.

Pin It