di Luigi Scardigli

FIRENZE. Rispetto alla stesura originaria, quella andata in scena la settimana scorsa di 85 anni fa, al Kursaal di Napoli, Natale in casa Cupiello, oggi (ieri sera) e fino al prossimo 8 gennaio al teatro La Pergola di Firenze, è più stringato, meno ridondante. Non potrebbe essere altrimenti: nei panni di Luca Cupiello non c’è più il suo inventore, Eduardo De Filippo, anche se a sostituirlo c’è un suo omonimo, che ne è anche il nipote, Luigi. Salutiamo con piacere la rappresentazione fiorentina della compagnia I Due della Città del Sole perché una volta l’anno, siamo onesti, vi perdereste mai Il grande Lebowsky, al cinema, o la semifinale in televisione Italia-Germania dei Mondiali di calcio messicani, o un concerto, scegliete voi dove, di Pat Metheny? No, senza ombra di dubbio.

Soprattutto pensando che il Drugo napoletano ha 86 anni e al di là dell’insindacabile elisir di lunga vita del presepe, non è da escludere che ai prossimi Natale, in casa Cupiello, ma anche altrove, la dinastia De Filippo giunga al capolinea. Certo, quel testo resta a disposizione di chiunque e Antonio Latella, ad esempio, ha già pensato a come consegnarlo all’interpretazione del prossimo lustro, confondendo le carte in tavola, rivoluzionando la scenografia, soppiantando i napoletani con mostri sacri non partenopei, ma senza permettersi il lusso di trascrivere nemmeno una virgola prima o dopo la sua originaria collocazione. Luigi De Filippo, il figlio di Pappagone, tanto per intenderci, non si è cimentato in alcuna trasposizione epocale: ha solo ridotto un po’ i tempi, soprattutto di attesa, anche perché, la stanza da letto/sala di casa Cupiello allestita sul palco della Pergola non poteva essere vecchia e povera come quella originaria; Stefania Ventura, la Pupella Maggio de no’antri, donna Concetta, è forse troppo energica, anche nelle esternazioni della disperazione; Nennillo, invece, Vincenzo De Luca, è troppo furbo e scaltro e poco infreddolito, per riuscire a spolverare le gesta di Luca De Filippo e quella straordinaria rappresentazione teatrale che andò in scena sui canali Rai nel 1962, quando la televisione aveva un senso perché forniva un servizio e tutto il resto del cast (Paolo Pietrantonio, Massimo Pagano, Michele Sibkio, Ferdinando Maddaloni, Luca Negroni, Marisa Carluccio, Tiziana Tirrito, Carmen Landolfi, Carlo Zanotti e Geremia Longobardo), pregiato e rispettabile, si muove con la dovuta disinvoltura e un senso di sacrale rispetto per tutta la durata della rappresentazione di quella cosa che conserva una magia incredibile. C’è un presentatore, che introduce la favola di quella casa leggendaria e di quel 23 dicembre di quasi un secolo fa, quando nell’appartamento dei bassi napoletani, Luca Cupiello si appresta a dare ancora una volta un senso, almeno una volta all'anno, alla propria esistenza, allestendo il presepe, unica nota lieta della propria vita corrosa dalla povertà, dall’incapacità di rovesciarne la maledizione, con una moglie che gli ricorda sistematicamente il fallimento e due figli ingrati e lontani, che sembrano non aver compreso nemmeno uno degli insegnamenti paterni. Luigi De Filippo, il regista, 87 anni il prossimo agosto, è un’altra lampante e tangibile testimonianza della longevità teatrale che sente la necessità di consegnare ai postumi quel patrimonio prezioso che è la commedia napoletana: abbiamo il sospetto però che una riproduzione fedele, nel tempo, oltre a non godere più di quella magica atmosfera che ha segnato il teatro italiano, corra seriamente il rischio di non preparare le generazioni future alla rilettura: occorre ripopolare i teatri, bisogna urgentemente sostituire la generazione degli abbonati con quella subito successiva; è necessario studiare con maggiore attenzione il passato per poter provare a ridisegnare il futuro, non solo come se fosse una carovana che si trascina nel tempo e che cambia solo il proprio nocchiere. Ci vuole coraggio, insomma, e uno, il coraggio, anche se non ce l’ha, deve iniziare a darselo da solo, altrimenti, anche di Manzoni, non se ne parlerà più!

Pin It