di Luigi Scardigli

FIRENZE. Musica e divertimento, entrambi con le iniziali maiuscole. Certo, lo sanno tutti, quelli che li conoscono, quanto siano bravi e simpatici i cinque della Rimbamband, ma per noi, ieri sera, 28 gennaio, al teatro Rifredi, di Firenze, era la prima volta e in relazione a quanto e come ci siamo rilassati e divertiti tutta la serata, ci corre l’obbligo di suggerirvelo, lo spettacolo, Note da Oscar, che i cinque musicobuffoni replicheranno, sempre a Rifredi, oggi, in pomeridiana e poi ancora da giovedì a domenica prossimi. Due ore scarse per rivisitare, con l’animo sgangherato di chi conosce la musica e i ritmi comici, alcune delle colonne sonore imprescindibilmente legate a pellicole che hanno fatto storia e leggenda della cinematografia.

Paolo Nani, il regista, forte della complicità attiva e a volte incontenibile dei protagonisti, si è dovuto dannare l’anima con modestia e parsimonia per mettere in piedi lo spettacolo, concentrandolo lungo la via musicale di Hollywood e confidando nella forza dissacratoria dei suoi musicattori, polistrumentisti che pare si frequentino, vista l’eleganza e la coordinazione scenico-demenziale, sin dalle scuole elementari. Raffaello Tullo, il direttore d’orchestra, la voce narrante, le percussioni umane, crapa pelada, tanto per intenderci, viene sorretto e trascinato lungo la conduzione dello spettacolo dai fiati, tutti, di Nicolò Pantaleo, dal genio matematico del contrabbasso affidato e violentato da Vittorio Bruno e dal pianoforte, sul quale tutti ci mettono artisticamente le mani, di Francesco Pagliarulo, il secchione, il raccomandato, Gianni e/o Pinotto, dipende, fate voi. No, non ci siamo scordati di Renato Ciardo, ci mancherebbe altro, il batterista, il Corrado Guzzanti del Tavoliere, un professionista della risata, un prezioso showman, un burattino simpaticissimo che interagisce con il pubblico e che porta quest'ultimo a essere il sesto, indispensabile, mattatore della rappresentazione. Ah, il pubblico: ieri sera, con la platea gremita in ogni ordine di posti, più della metà degli spettatori li avevano già visti all’opera, i cinque della Rimbamband. Erano rimasti piacevolmente impressionati e con le lacrime agli occhi per le incontenibili risate, fatte, a crepapelle, nei loro due precedenti spettacoli, Il sol ci ha dato alla testa e Rimbamband show, due spettacoli simili a quello che stanno portando trionfalmente in giro per l’Italia tutta a ritmo di swing, jazz, tiptap e divertenti battute, riservate, perché comprese, da famiglie intere, con genitori, figli e nonni al seguito. Sulle note di Morricone, traccia sonora degli indimenticabili lunghissimi metraggi di Sergio Leone, rivisitando Titanic, Arancia Meccanica, Via col vento e tutti i grandi successi, o succeduti (questo il tormentone grammaticale di Note da Oscar) della filmografia mondiale, la Rimabamband, senza battere ciglio, senza abbassare mai una volta i ritmi e i tempi elevatissimi della commedia musicale, del musical, del teatro di intrattenimento puro, senza trascendere mai nella comicità dozzinale, susseguono musica e divertimento a velocità forsennata, regalando due ore di massima piacevole ilarità, su un palco che ha l’aria di essere un set cinematografico dove, sullo sfondo, campeggia, minacciosa, l’ombra, gigantografata, della mitica statuetta, quella che il pubblico di Firenze, almeno ieri, ha piacevolmente consegnato loro. Risate liberatorie forse irrobustite dalla tragicomica settimana che si è appena conclusa, quella nella quale si è visto riemergere, a lato di interessanti iniziative culturali legate all'omosessualità, commoventi ottusità, che se non rappresentassero minacciosi rigurgiti o pericolosi segnali di nuova e mai sopita intolleranza, farebbero ridere quanto la Rimbamband; anzi, di più.

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