di Luigi Scardigli

SCANDICCI (FI). I miracoli non esistono; e se succedono, avverano il contrario. Il tragicomico viaggio verso Lourdes che Andrea Cosentino affronta al Teatro Mila Pieralli di Scandicci (si replica stasera, alle 21), alle porte di Firenze, salendo su un pullman della speranza e vestendo i panni, la voce e le frustrazioni di alcuni personaggi che partecipano ad una gita organizzata da una parrocchia ai confini, sperduti e soprattutto dimenticati, tra il Lazio e l’Umbria è infatti uno specchio drammatico, ma onirico, o meglio, onirico, ma drammatico, di un’umanità in cerca di risposte, prima che di riscatto, a domande mai poste, a interrogativi mai affrontati, risucchiati dalla detestabile ma tenera arrendevolezza della commedia umana.

Sono ultimi senza alcuna possibilità di risalire la china dell’esistenza, sono dimenticati e muti nonostante preghino, invochino e sbraitino l’assistenza divina, sono scarti destinati al folklore, ma senza alcuna possibilità di riciclaggio e rinnovamento, se non quello di perpetrare, generazionalmente, l’offesa originaria. Poco più in là, illuminata da un altro occhio di bue, sintonico, ma scollegato, Daniela Massimi, portentosa vocalista e strumentista ritmica, che collega con nenie meravigliose i tratti autostradali lungo la via della salvezza tra un città e la successiva della riviera ligure fino a sconfinare in Francia per arrivare alla meta miracolosa, nel dipartimento degli Alti Pirenei, a Lourdes, dove oltre alla pastorizia e al turismo alternativo, si producono sogni, illusioni, menzogne. La vicenda che Andrea Cosentino porta in scena, prodotta da CapoTrave/Kilowatt e Pierfrancesco Pisani/Infinito srl e sostenuta dalla Regione Toscana, il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, dalla Federgat/I teatri del Sacro e che ha goduto della residenza creativa al Teatro dell’Orologio di Roma, è un libero adattamento di Luca Ricci tratto dall’omonimo libro di Rosa Matteucci e che ha già ricevuto l’incoronazione dai Teatri del Sacro nel 2015. Un carnevale di malinconiche allegorie, esaltate nella loro struttura terminale, la parola, le movenze, i sogni urlati a bocca chiusa, conditi da specifici quanto improbabili abbigliamenti e raccolte, collettivamente e promiscuamente, sulla corriera di una qualsiasi compagnia di viaggi che le dovrebbe condurre alla salvezza, alla resurrezione, in luogo prestabilito per queste specifiche esigenze: Lourdes. Un viaggio fantozziano, altre volte celestiniano, balbettato, interrotto, disarticolato, reso in tutta la sua drastica e tragica comicità dall’espressionismo di Andrea Cosentino, un clown abruzzese, di cinquant’anni, che ha dovuto imparare a vestire le aspettative degli altri, fino a immergercisi del tutto e poi confondersi con le loro esistenze, le loro disabilità e le loro speranze, puntualmente e keatonianamente disattese.

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