di Luigi Scardigli

PESCIA (PT). Canta, con dovizia di intonazione; recita, con estrema disinvoltura; balla, con tempo e utilizzando il rotear delle mani, e senza suscitare sangue; esercita un’attraente mimica facciale, per non parlare delle voci gergali (straordinaria quando indossa i panni tremuli e caduchi della nonna di Cappuccetto rosso, una vecchia fiorentina con un trascorso di tossicodipendenze) e ha, soprattutto, un senso, smisurato, dell’humor. Erano, questi, una volta, i requisiti che animavano le migliori soubrette: ci vengono in mente Mina e Loretta Goggi, tanto per citare due vallette straordinarie. Manuela Bollani, showgirl di razza, antica, genuina, ce l’ha tutte e ieri sera, al Teatro Pacini di Pescia, con il suo C’era una svolta, le ha snocciolate una a una, mettendo in scena un musical atipico, tra lo (s)concerto e lo (s)cabaret.

Alle sue spalle, disposti a distanze regolari l’un dall’altro, la Maboh Band, che sono le tastiere di Gabriele Landucci (anche nelle vesti di direttore musicale e arrangiatore), la chitarra di Simone Barsanti, il basso di Piero Pellicanò e la batteria di Alessandro Matteucci, strumentisti che le hanno consentito di esaltare le sue doti timbriche, con qualche omaggio, semiserio, a due mostri sacri della canzone italiana, come Fabrizio De André (un'esilarante Mani di merda, riadattamento di Bocca di Rosa) e Giorgio Gaber (e la sua mitica L'odore). Lo spunto sono le leggendarie menzogne delle fiabe e tra queste, Manuela Bollani, anche se poi durante la rappresentazione ce ne ha messe parecchie altre, ha voluto dare precedenza e incipit a quella di Cappuccetto rosso, accostandola, durante la surreale rivisitazione, a Cenerentola, Biancaneve e i vari personaggi, fiabeschi e leggendari, che ruotano attorno a queste due nuove veline, che trascorrono le serate al bar del Lupo, che, sfatando un mito, così cattivo come ce lo hanno sempre disegnato, non è affatto. Alla taverna del famelico quadrupede, che è più facile trovare nella steppa, che nel bosco, una bettola dove si beve e si canta con il karaoke, Cappuccetto rosso è riuscita ad arrivarci decidendo di imboccare la strada che le avevano sempre sconsigliato, interrompendo, di fatto, trama ed epilogo di tutte le storie, quelle che iniziano tra nubi e paure e finiscono con tutti vissero felici e contenti. E a questo canovaccio, disneyano, depistante, sovente farmacologico, Manuela Bollani ha voluto dare un segno, se non un taglio, provando a invertire la rotta generazionale che continua a criminalizzare il prossimo per allietare e giustificare le nostre paure, le nostre incertezze e i nostri fallimenti. Manuela Bollani lo fa cantando, rimbalzando, facendo le voci, le smorfie, giocando con i testi sacri, concedendosi scurrilità e parolacce senza mai oltrepassare il confine, parlando una continuazione - e avrebbe continuato a farlo, siamo pronti a scommetterci, anche una volta calato il sipario -: ha ben chiaro il passato e ha puntato, convinta, la prua verso il futuro. Del fratello Stefano, in sala con tutta la famiglia, al gran completo, compresi i genitori, se non ci siamo sbagliati, ha soprattutto ereditato la leggerezza e lo spirito, senza permettersi il lusso di accostarsi alla sua musicalità, immensa, unica, irraggiungibile, non solo per la sorellina. Sul palco, terminato lo spettacolo, Manuela ha voluto che salissero tutti quelli che l’hanno accompagnata in questo viaggio, che siamo pronti a prevedere sarà lungo e pieno di soddisfazioni: la costumista, Annalisa Benedetti, l’aiuto regia, Edoardo Scalzini, il fonico, Nicola Pisano. Compresi il fratello Stefano e Simone Giusti, produttori esecutivi di questo recital, mente Battista Ceragioli, che ha fatto sì che lo spettacolo decollasse proprio dal Pacini pesciatino, si è limitato a salutare tutti da uno dei balconcini più distanti dal palcoscenico. La serata è iniziata con una decina di minuti di ritardo rispetto all’orario previsto (recuperati con il bis dell'intonazione di La da), tempo questo nel quale gli spettatori hanno familiarizzato tra loro parlando, principalmente, delle vacanze alle porte su un sottofondo musicale offerto da alcuni brani, che hanno preso il via da I can explain, di Rachelle Ferrell; e anche questo la dice lunga sulla personalità di Manuela Bollani.

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