PISTOIA. È un testo per i giovani, La rivoluzione è facile se sai come farla. È scritto sul depliant. Vecchietti come noi, nel giardino della Fortezza Santa Barbara, a Pistoia, infatti, ce n’erano davvero pochi per questo appuntamento notturno, anziché serale, del Pistoia Teatro Festival, scheggia naturale di Teatri di Confine e necessaria per questa (im)provvida incoronazione pistoiese a Capitale della Cultura. Ma più che il testo, riservato ai giovani, è stato l’orario: alla nostra età, iniziare ad assistere ad uno spettacolo, particolarmente complesso, seppur ameno, soprattutto nel dipanamento delle premesse, intorno alle 23, è dura. Ce l’abbiamo fatta, comunque, ad arrivare fino in fondo, ma non è stato semplicissimo. E non perché i tre battitori liberi, Paola Aiello, Nicola Borghesi, che firma anche la regia e Lodo Guenzi siano degli sprovveduti.

Incarnano, nelle loro performance, l’ultima generazione del Derby di Milano, il prestigioso sottoscala che ha sfornato Dario Fo, Enzo Jannacci e Paolo Rossi, tanto per citare alcuni nomi di devoto prestigio, ma anche Cochi e Renato, a dirla tutta e un ulteriore stuolo di mezze figure che sull’onda della rivoluzione culturale degli anni ’60 e ’70 sono riuscite a sfangarla senza fare praticamente un cazzo. Men che mai teatro. Sono a bordo ring, i due che tacciono; la scena, se la prende, sistematicamente, l’urlatore di turno, che è, puntualmente, un’espressione umana, facilmente rintracciabile, di frustrazioni generazionali: un giovane e saccente editore, dedito più alla cocaina che alla lettura dei saggi che riceve; un aspirante scrittore, che finirà per non poter non accettare il posto all’Anagrafe garantitogli dal padre, anche se il suo scritto vedrà comunque casualmente la luce attraverso il filtro di un’attrice repressa, una lesbica delusa dall’improvviso voltafaccia della sua compagna, stranamente attratta da un uomo. Lo spettacolo, di Kepler-452, adattamento teatrale realizzato con la collaborazione di Cramarossa e Fiorica, tratto da un testo di Daniele Rielli e con le musiche dello Stato Sociale (a caccia di consensi disallineati, come con Bello Figo), è una macedonia e un collage di cose già fatte, viste e ascoltate, che però non hanno il piglio della rilettura sapiente con la quale, sovente e inevitabilmente, si misurano le nuove generazioni a caccia di identità, pubblico e nicchia d’ascolto. Non è la sentenza definitiva, questa, comunque: Paola, Nicola e Lodo avranno modo di misurarsi con altre scritture. Con altre, perché La rivoluzione è facile se sai come farla, sinonimo di Facile fare le barricate con i mobili degli altri, versione politicamente corretta, quest'ultima – anche se un po’ demagogica – di un’altra massima leggendaria, un po’ triviale, ma che rende perfettamente l’idea, specie se pronunciata in livornese, ieri sera, 20 giugno, ha chiuso i battenti delle repliche: lo hanno assicurato i tre ragazzi alla fine dellA rappresentazione; lo hanno detto, senza urlare, come avrebbero dovuto fare, in più di un’occasione, durante lo spettacolo. E non stavano scherzando, ci auguriamo.

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