
PISTOIA. Dopo la rappresentazione, nell’incontro con il pubblico, Virgilio Sieni avrà anche avuto modo di spiegarli, alcuni dettagli, a cominciare dal titolo, Pulcinella Quartet. Ma al di là della profonda stima che ci lega al regista, siamo, per principio, contrari alle spiegazioni, soprattutto perché sempre atterriti dal fatto di dover poi scoprire, a carte scoperte, di non aver capito nulla di quello che volesse dire l’ideatore. In questo caso, però, ci possiamo accontentare – e ne avanzano, per un bel po’ di tempo – delle emozioni ricevute a livello epidermico dal primo spettacolo al teatro Manzoni di questa stagione 2017-18 che ancora deve iniziare, che al di là di Pulcinella, dei suoi due padroni e di Virgilio Sieni, sono state impressionanti.
Sospesi, increduli e lobotomizzati, trattenuti in camici di forza e poi lasciati volteggiare in uno spazio senza gravità, cecchini infallibili e crudeli, vittime innocenti e puerili, Claudia Caldarano, Maurizio Giunti, Lisa Labatut e Davide Valgrosso, seguendo la logica dub e synt di Michele Rabbia ai suoi percussivi (tutto di fabbrica Ufip), hanno dato vita e immagine a una striscia di supposizioni fisiche e sonore mostruose, che si sono perfettamente incastonate all’interno di un progetto che, lo ribadiamo, ha a che fare con Pulcinella nella strettissima misura in cui lo si voglia; ma si intravedo crocifissioni apocrife, richiami e omaggi cinematografici al Sergio Leone de Il buono il brutto e il cattivo, come alla nuova apocalisse di Francis Ford Coppola, senza dimenticare di ricordare l’avveniristico e presagente 2001 Odissea nello spazio, dell’incommensurabile Kubrik. Certo, il tema della quinta edizione di Infanzia e città, che coincide, a Pistoia, con l’inaspettata e inaspettabile nomina a Capitale della cultura 2017, ispirato alla celeberrima maschera napoletana, non poteva ammettere fuori programma troppo lontani dai canoni della denominazione, ma non possono certo bastare le maschere, inconfondibili, che i quattro dell’apocalisse hanno indossato per l’intera durata della rappresentazione, per stabilire un contatto tra il suono/movimento e la definizione. Virgilio Sieni è un commediografo del corpo straordinario, un forsennato della precisione, dell’armonia, dell’elasticità, della circolarità, un esegeta della danza che fa da intercapedine tra la vita e la morte, spesso suggerendo la resurrezione. La balla pulcinelliana, che in alcuni momenti ha ricordato la fine di doorsiana memoria, si è scenograficamente e coreograficamente (le mani dell'altra autorevolissima voce della compagnia, Giulia Mureddu) materializzata quando i quattro protagonisti si sono liberati dalle maschere; sotto, dello stesso colore nero, la sagome di queste, che hanno la suggellato la straordinaria bellezza dell’armonia e l’invincibile carisma della falsità.
