di Luigi Scardigli

PISTOIA. Sono tutti portoghesi i passeggeri del treno arrivato, senza partire, alla stazione di Pistoia; del resto, nessuno che li abbia accompagnati alla partenza e nessuno che li aspetti all'arrivo. Non hanno biglietto perché non hanno mai viaggiato e non sanno che occorra per viaggiare e soprattutto perché a nessuno di loro, qualcuno, ha mai detto che serva un tagliando per riuscire, se non a partire, almeno a sopravvivere. Del resto, un solo vagone, più vuoto che pieno e solo in fondo alla carrozza, che senso avrebbe farlo circolare. Ma anche questo modestissimo scompartimento, lontano dall’essere nemmeno parente delle affascinanti e supersoniche Frecce, senza locomotiva e non annunciato dagli altoparlanti, se non per un ingombro che ne rimanda la partenza, che è solo un peso per le economie aziendali dei trasporti, ha comunque bisogno dei propri protocolli e delle sue regole e perché queste vengano rispettate e applicate, è necessario che a bordo ci sia almeno un controllore, anzi, Il controllore.

Un viaggio anomalo, in nessuna direzione, ma nemmeno a ritroso, questo de Gli Omini, che abbandonano l’unica strada percorribile, la via ferrata, logica, strutturata e condivisibile, per immergersi nel loro e nostro mondo di mezzo, senza strade ferrate, orari, né stazioni, popolato da miraggi e retaggi, sogni e frustrazioni, paure e sconfitte, follie scrutate con una potente lente di ingrandimento adoperata dalla parte sbagliata, quella che invece che diradare le nebbie, non fa che infittirle, trasformando solitudine e nichilismo, morte e disperazione in un incontrollato e incontrollabile umorismo, non misurabile dai decibel tradizionali perché ignaro della consueta ilarità. Conversazioni bukowskiane, più che brechtiane, stimolate da una coincidenziale esigenza celebrolesiva, più che da una necessità, la rappresentazione si affida, con spudorata eleganza, al camaleontismo dei tre funamboli, sempre più rodati e amalgamati nella loro nettissima separazione dei personaggi, in una totale immersione/trasfigurazione che li rende unici, e dunque riconoscibilissimi, nei propri ruoli. Il cerchio, ora (Il controllore sarà replicato domenica 12 novembre, sempre alle 21, al Teatro Bolognini di Pistoia), si chiude, perlomeno virtualmente e il trittico ferroviario del Progetto T., battezzato due anni fa con Ci scusiamo per il disagio e accompagnato a questo epilogo dall’anello teatrale rappresentato da La corsa speciale, chiuderà un altro capitolo de Gli Omini, una realtà dell’avanguardia teatrale che merita attenzioni, spazi, mezzi e linfa per aprire un nuovo capitolo. La tragicomica surrealtà è ancora una volta il piatto con il quale Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi (magistralmente bolognesizzatasi), Luca e Giulia Zacchini offrono le loro vivande, che sono le stesse con le quali ci si è lautamente banchettato nei due precedenti capitoli. Controllori e controllati, carnefici e vittime, bulli e derisi, si ritrovano puntualmente in questa sala d’attesa/scompartimento/limboospedaliero e provano a tessere un filo logico narrativo e teatrale che sia almeno in grado di reggere l’urto del piccolo infinito viaggio, intrapreso due anni fa per scherzo e condotto magistralmente a destinazione.

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