AGLIANA (PT). Qualcosa ha omesso, Debora Caprioglio, nel ripercorrere alcune tappe della propria vita, quella che l’hanno condotta fino sul palco del Teatro Moderno di Agliana, nella provincia di Pistoia, dove stasera, 7 gennaio, ha portato in scena il suo Debora’s love, per la regìa di un pistoiese che fino a ora ha dovuto cercare fortuna lontano da casa, Francesco Branchetti. Forse si è vergognata di spargere ai quattro venti la propria spiritualità adolescenziale, quella che deve averla forgiata e in virtù della quale il famoso Klaus Kinski, già sessantenne, rimase profondamente colpito dall’audace minorenne, invaghendosene e innamorandosene e dalla quale fu tumultuosamente ricambiato. Si trattò di questo – e cos’altro, altrimenti –, per giustificare una coppia anagraficamente così anomala, un flirt che ci rimanda, con i dovuti benefici di inventario e spessore, ad Alessandro Manzoni, che al culmine della propria carriera letteraria e alle porte del suo epico romanzo trovò spunto conversivo e nuovo fulgore artistico dall’incontro con la sedicenne Enrichetta Blondel, dalla quale, in compenso, ebbe dieci figli.
Un amore, quello con l’attore-regista polacco (decisamente lontano dai classici canoni sentimentali, a sfogliare le biografie) che condusse Debora Caprioglio appena 23enne a rivestire il ruolo di protagonista di uno dei film di Tinto Brass, Paprika, un cult di spicciola pornografia mistificata da inesistente poesia. Da quel momento in poi, Debora Caprioglio non è più l’attricetta veneta dal seno prorompente, ma una bomba erotica e il resto della sua carriera è tranquillamente scaricabile da qualsiasi motore di ricerca. Un successo planetario diviso e condiviso non certo con la feccia della filmografia rigorosamente vietata ai minori, ma con alcuni dei mostri sacri del cinema, della televisione e del teatro, che la Caprioglio snocciola, entusiasticamente, nel suo monologo. Certo, legge e con il dovuto trasporto, Dante (il canto di Ulisse e quello di Paolo e Francesca), e Boccaccio, alcune massime di Casanova e il libro di cucina, senza però mai uscire dal guscio delle fortune chimiche e riuscire a salire sulla cattedra recitativa. Si muove con impaccio eccessivo sul palco e non approfitta a dovere del proprio entroterra fonico per dare alla rappresentazione il guizzo simpatico di una fortunatissima ragazza di Mestre. In compenso, si veste in modo distrattamente austero, con una camicetta marrone debitamente abbottonata fino sotto il collo, un paio di fuseaux larghi che non le cinturino le forme e scarpe comode, più che sensuali. Il resto, se lo vedrà con il marito, anche lui, come ha raccontato, un tipo strano, perché a lei, quelli normali, non sono mai piaciuti.