FIRENZE. Le cose stanno all’incirca così, dietro il sipario, per scegliere chi salirà sul palco, ma anche nella vita, per stabilire chi sarà il protagonista, proprio come ce le hanno raccontate stasera Alessandro Riccio (scrittore e regista) e Gaia Nanni, coppia teatrale sperimentatissima che al Teatro di Rifredi, fino a domenica, darà vita al loro ultimo lavoro in ordine di tempo, Audizioni, due monologhi contaminati e contaminanti che si interfacciano con un fantomatico regista (Paolo Santangelo, sua la voce fuori campo), una divinità inavvicinabile, invisibile, intransigente fino al sadismo, ma che non riesce a resistere ai peccati di gola. C’è un posto vacante nella compagnia e all’ultima audizione si presentano due candidati, un attore e un’attrice, ognuno con il proprio rispettabilissimo back ground: il regista rivendica la ricerca di un’anima e non di un genere; c’è poco da stupirsi se il ruolo sarà affidato a un uomo o a una donna.

La competizione è lecitamente intrinseca, apertissima, spigolosa, con tutte le possibili astuzie e infamie che appartengono al mondo dietro e davanti le quinte. È una lotta senza quartiere; nessuno dei due risparmia all’altro colpi bassi, ma nonostante siano teatralmente e culturalmente lontani, i due candidati, con il trascorrere delle rispettive performance, sembra inizino a familiarizzare. Dimenticatevi la escort dell’Est e il ragazzo down, come la donna robotica e il vecchietto che non ne vuol sapere di invecchiare; di H come amore e La meccanica dell’amore c’è solo qualche inevitabile richiamo, in un carosello di personaggi in chiaroscuro nei quali il pubblico può riconoscere i due protagonisti. Con Audizioni, Alessandro Riccio e Gaia Nanni lasciano, nelle rispettive borse e lontano da qualsiasi angolazione scenica, idiomi, accenti, deambulazioni, maschere e visi utili a trasportarli, come è successo, trionfalmente, nel teatro, per presentarsi, sempre a teatro, ma stavolta con le loro ansie, le loro facce, i loro ricordi e le loro spigolature, alcune delle quali, probabilmente, non sono ancora riusciti a limare. Per questa ultima competizione, per questa lotta all’ultimo sangue, che vale il ruolo nella compagnia, un posto in Comune, una poltrona al sole, entrambi porteranno in dote quello che fino a ora hanno creduto fosse indispensabile: studio, onestà, coraggio, consapevolezza, diplomazia, diversamente trascinati fino all’audizione con fatiche dissimili, facendo strade diverse. Ora sono lì, con il panino con il lampredotto e le barrette superenergetiche, bravi e sicuri di potercela fare entrambi, nonostante il posto che entrambi agognano, per una conferma e una rivincita, sia riservato a uno solo dei due. È bello e coraggioso, questo spettacolo, perché dopo tanto vagabondare tra i meandri altrui, prendendo in prestito vizi e maschere, difetti e goffaggini, sogni e incubi, Alessandro Riccio e Gaia Nanni hanno deciso di spogliarsi del tutto e raccontarsi nei dettagli, seppur prendendo a noleggio due nomi e due cognomi diversi; lo hanno fatto togliendosi tutto, anche i vcalzini e gli slip e senza farsi accompagnare da nessuno. Certo, ci siamo abituati – e bene - a vederli e riconoscerli altrove, entrambi, fino al punto di identificarli con i loro personaggi, quelli che li hanno portati a spasso sui palcoscenici. Ma il teatro, dietro le quinte, è anche soprattutto questo, una savana, nella quale, prima o poi, occorre dire che gazzella siamo, non foss'altro a noi stessi e prendere coraggio. E iniziare a correre.

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