
SESTO FIORENTINO (FI). Lo zoccolo morbido, perché variabilissimo, di ogni estratto societario ha i suoi maledetti; ci sono stati, ci sono e ci saranno. Kate Tempest, londinese del 1985, con una faccia incredibile da Monty Python, di questa razza di mezzo, in bilico tra la glorificazione della dannazione e la salvezza per l’assorbimento tra gli zombi, ne è diventata un’attendibile cronista, offrendo, di questo spaccato rintracciabile ovunque, recintato in vari zoo di origine berlinese, alcuni aspetti determinanti: lo fa scrivendo poesie e testi, allestendo drammaturgie, cantando in salsa rap (e in quale altra?) il nichilismo di una fetta marchiata a fuoco della sua generazione, quella dei trentenni/quarantenni. Anche il fiorentino Edoardo Zucchetti, il regista della trasposizione teatrale di Wasted (si replica stasera e domani, domenica 14 ottobre, alle 21, alla Limonaia, a Sesto Fiorentino) è un ragazzo dei tempi rappresentati, come i tre protagonisti: lo strimpellatore di chitarra che sogna senza alcuna cognizione professionale di diventare un rocker (Cristiano Dessì), l’impiegato di banca che è riuscito a tirar via le gambe dalle sabbie mobili dell’insostenibilità dell’essere salvo rimettercele, saltuariamente, perché è lì che ci si diverte davvero (Lorenzo Terenzi) e la professoressa nubile, senza figli, fidanzata storica ed elastica del chitarrista spiantato che non riesce a trovare mai un punto di contatto con i suoi studenti, anche lei emersa, seppur a malincuore, dalla palude degli inni alla dissoluzione (Francesca Sarteanesi).
I tre vecchi amici si ritrovano in uno di quei recinti destinati a ospitare nottate altamente illegali di rave per ricordare il loro vecchio amico passato a peggior vita, impegnarsi, in questa pseudo commemorazione, a dare forma e sostanza ai loro sogni irrealizzabili, ma soprattutto, per strafarsi, indisturbati, come scimmie. Ed è lì, nell’alcol e nel crack, nello stordimento fine a sé stesso, che iniziano e finiscono i buoni propositi; la mattina successiva ognuno di loro torna alle proprie (dis)occupazioni, con i vestiti inzuppati dal nulla della sera precedente. La prof ritirerà le dimissioni dalla scuola, visto che ha perso l’aereo che avrebbe dovuta condurla lontano e che oltre che stare dietro la cattedra non sa fare altro; l’impiegato proverà a non far capire alla moglie, che accompagnerà all’Ikea, di aver trascorso una notte significativamente balorda e l’aspirante rocker si arrenderà forse all’idea che della sua musica, della sua band e delle sue canzoni non frega assolutamente nulla a nessuno, salvo rimmergersi nelle stesse identiche illusioni al prossimo raduno. Uno spettacolo nobile, fedele, diretto, che esalta, qualora ce ne fosse ancora bisogno, le capacità registiche del giovane Edoardo Zucchetti, fotografo attento di una generazione, la sua, incapace di sforzarsi nel dare un senso alle proprie esistenze, ma pronta ad accusare l'insensibilità collettiva come causa dei propri fallimenti. Un ottimo lavoro di rassemblaggio, che talvolta però non sembra voler entrare, con la dovuta e necessaria invadenza, nelle viscere dei personaggi, a gamba tesa, con il rischio, agognato, di far male, tanto male, omettendo musica ed erotismo, in un trasporto interrotto, con la paura di essere contagiati dal dolore e della disperazione, prima ancora che dall’aids. Kate Tempest, l’autrice, si è già salvata, qualora sia mai stata in pericolo, da tempo; anzi, il nulla del suo tempo è diventata la sua ricchezza. Anche Edoardo Zucchetti, il regista, ha già felicemente attraversato il Rubicone, punto di partenza che gli ha già consentito di intraprendere numerose e importanti esperienze: anche questo lavoro non sarà affatto sprecato (Wasted), ma arricchirà un curriculum che parla già parecchie lingue e offre interessanti spunti per un futuro garantito e assicurato. Cristiano Dessì, Lorenzo Terenzi e Francesca Sarteanesi, triplicemente assortiti al meglio in questa occasione da squaw londinese, torneranno giustamente e naturalmente alle loro vite, ai loro personaggi, con qualche segno in più sulla pelle, ci auguriamo per loro; quelli che lasciano, indelebilmente, le occasioni wasted.
