
PISTOIA. È un giallo, uno spettacolo introspettivo, o un’idea alla quale gli autori stessi non hanno saputo dare una risposta tanto che al termine della rappresentazione si stenta a capire dove volessero andare a parare? Oh certo, il teatro è anche provocazione, ma nel caso specifico di Goodbye Diabolik, una produzione Atp che di fatto ha aperto la stagione Manzoniana nella succursale del piccolo Bolognini, crediamo che si sia esagerato un po’. Le note dei Dire Straits che aprono il sipario sulla modesta stanza nella quale le sorelle Giussani, milanesi doc, dell’alta società, dettero vita, sessant’anni fa circa, per la sconosciuta casa editrice Astorina, a uno dei fumetti più amati, Diabolik, è un ottimo specchietto per le allodole, che sfuma velocemente, però.
La visita, inaspettata e inaspettabile - idea brillante, questa, ma priva di sarcasmo, sadismo e ironia – dell’agente di Diabolik (Alessandro Baldinotti) ad Angela Giussani (Giulia Weber) non scuote, quanto dovrebbe, lo spettatore, che crede di potersi risollevare quando, nella casa editrice, arriva addirittura Eva Kant (Alessia Innocenti, progettista), l’inseparabile compagna dell’astuto, invincibile, sanguinario rapinatore. Lo spettacolo resta lì, senza muoversi, disseminando lungo il percorso della rappresentazione una serie di punti interrogativi che non offrono al testo l’indispensabile adrenalina di cui ha letale necessità per esistere. L’impressione è che tutti si prendano inutilmente sul serio, troppo sul serio: ma l’agente di Diabolik è Diabolik stesso in uno dei suoi impeccabili travestimenti che vuole a tutti i costi il racconto inedito scritto alle sorelle Giussani da un collaboratore che si è perduto nel fumo milanese e sul quale c’è scritta la fine dei due personaggi? Eva Kant, l’algida Eva Kant, è terribilmente gelosa del suo bel René e davvero vorrebbe smettere di essere la complice ideale di azioni delittuose e vivere, con il suo Diabolik, una vita anonima, normale, addirittura alla Comasina, quartiere decisamente degradato dell’hinterland meneghino dove metter su famiglia? E Diabolik, l’imprendibile Diabolik, è in preda a una crisi di identità, soffre di depressione e non ne può più di escogitare, di settimana in settimana, rapine miliardarie di gioielli e pietre preziose costi quel che costi e facendola sistematicamente in barba all’ispettore Ginko, che non riesce mai a prenderlo? O questo Goodbye Diabolik è uno spettacolo sull’amore, sulla necessità di uscire dall’anonimato posticcio nel quale sono relegati vip e banditi, che all’apice della loro fama, sognano, nascostamente, di essere uomini, donne, genitori qualsiasi, che possono tranquillamente andare al supermercato a fare la spesa o fare una passeggiata su Corso Sempione senza avere l’assillo di gente che richiede loro gli autografi o la polizia i documenti? Anche i fumetti hanno un’anima o gli autori dei fumetti consegnano ai loro personaggi l’anima che avrebbero voluto avere? O è l'autrice stessa del fumetto, Angela Giussani, che saputo di essere affetta da un male incurabile, trema all'idea che il suo Diabolik non goda di una fine degna dei suoi trascorsi? Ci auguriamo che tutti, dall’ideatore Dominik Tambasco, al regista Massimo Navone fino ad arrivare ai tre interpreti, Alessandro Baldinotti, Alessia Innocenti e Giulia Weber abbiano un’altra possibilità: questo Diabolik, è meglio lasciarlo in edicola.
