FIRENZE. Tra Natale e San Silvestro non si potevano certo chiedere al pubblico fiorentino della Pergola (lo spettacolo sarà replicato fino al prossimo 2 gennaio) sforzi emotivi in grado di mettere in discussione la festosa vacuità di fine anno. Per chiudere al meglio questo 2018 occorreva portare in scena qualcosa che suscitasse soprattutto buonumore ma, perché no, suggerisse anche qualche riflessione, che a una certa età, soprattutto alla metà meno nobile, qualche volta balena rabbiosamente. E allora, cosa ci poteva essere di meglio che allestire A testa in giù, di Florian Zeller, per la regia di Gioele Dix, una divertente, beffarda, tragicomica cena in casa di Daniel (Emilio Solfrizzi) e sua moglie Isabelle (Paola Minaccioni) a cui fanno visita il vecchio amico Patrick (Bruno Armando) e la sua nuova, giovanissima, esplosiva compagna, Emma (Viviana Altieri, la woman in red de no'antri). All’effervescente testo, che recita, nel suo titolo originale, L’enverse du décor (Dietro le quinte), i quattro mattatori aggiungono sapientemente tutto il sale e il pepe della nuova commedia francese,

che somiglia terribilmente quella italiana, con Emilio Solfrizzi che incarna, esalta, alcune volte forse con un briciolo di immotivata esagerazione, tutto il bene e il male di Daniel, fortunato e stimato editore di mezza età sposato, da oltre venti anni, con Isabelle, professoressa di storia e genitori di figli ormai grandi e autonomi e per questo mai presenti in scena, se non per un minimo accenno cronachistico. L’apparente calma coniugale viene improvvisamente messa in discussione, ma con contemplabili e superabili margini di rischio, dalla spumeggiante Emma, ventottenne francese con cosce vistosamente turgide che sogna di fare l’attrice, si diletta in arredamento, pratica assiduamente lo yoga e per sopravvivere lavora quattro giorni la settimana in un bar, ma in uno di quelli moderni, con orari bizzarri, dove i cocktail si servono fino all’alba, la nuova fiamma di Patrick, che per questa ragazza ha letteralmente perso la testa decidendo di mandare all’aria il suo solido matrimonio che lo legava, da parecchi lustri, con figli al seguito, a Lawrence, amica inseparabile tanto di Isabelle, quanto di Daniel. La salsa degli equivoci viene evidenziata dalle riflessioni a voce alta, che seguono, anzi, rincorrono, pedissequamente, tutto il copione, svelando in tempo reale al pubblico la realtà degli intenti dei quattro protagonisti. Due ore di rilassata allegria, dove i buoni visi ai cattivi giochi gareggiano sfrenatamente lungo tutta la rappresentazione, esaltando spudoratamente l’ipocrisia dei quattro protagonisti, che dicono, affermano e si comportano esattamente al contrario di come svelano, senza mistero alcuno, le loro chiassose riflessioni. Una serata che inizia sotto i peggiori auspici, motivati soprattutto dalla naturale ritrosia di Isabelle nei confronti dell’amico fedifrago e della sua nuova compagna e finisce, tutto sommato, premiando la diplomazia e l’intelligenza femminile e ridicolizzando la banalità maschile, tanto quella coraggiosa e audace di Patrick, quanto quella timorosa e meschina di Daniel, con un finale scontato che non incide, minimamente, sul buonumore collettivo, tanto dei commensali, quanto del pubblico.

Pin It