
FIRENZE. Non è affatto peregrino che dalle parti di Coverciano, in una di quelle ville sontuose ma demodé nascoste da una fitta e minacciosa vegetazione, esistano ancora Teresa, Carolina e Giselda, tre anziane sorelle (due zitelle e una ripudiata) e la loro governante, Niobe, anch’essa nubile, ma per causa di forza maggiore, che si portano addosso la decaduta nobiltà di un casato, quello dei Materassi, che sopravvive, a stento, nella memoria dei più vecchi e sugli annali conservati alla Marucelliana. E poi, gli addobbi e i presepi sono ancora nelle strade, nelle case, nei negozi e in ognuno di noi, che vorrebbe forse prolungare a dismisura la posticcia allegria natalizia per rimandare, il più possibile, il ritorno alla traumatica quotidianità. Questo è il mix che ha suggerito alla direzione artistica della Pergola di Firenze di riprendere la stagione, con l’inizio del nuovo anno, con una commedia antica e intramontabile, entrata nell’immaginario collettivo a partire dai libri di testo delle scuole elementari, di sicura presa, Sorelle Materassi, appunto (si replica stasera e domani, domenica 6 gennaio), l’opera migliore, forse, di un sopravvalutato Aldo Palazzeschi, affidata, in compenso, a un drammaturgo storico, Ugo Chiti, a un regista apprezzato come Geppy Geijeses e a un cast che bazzica i palcoscenici da una vita: Milena Vukotic, Lucia Poli e Marilù Prati.
Con le tre sorelle, in scena, Niobe, la governante, Remo, il figlio bello e spregiudicato della quarta sorella Materassi deceduta anzitempo ad Ancona, il suo, non proprio acutissimo, inseparabile amico e Peggy, la moglie americana (conosciuta a Venezia), che si porterà via lontano e per sempre l’adorato nipote, ruoli questi affidati a Sandra Garuglieri, Gabriele Anagni, Gian Luca Mandarini e Roberta Lucca. La storia la conoscono in molti; quelli che ieri sera popolavano in ogni ordine di posti il Teatro, tutti, è lecito pensare, soprattutto in relazione al grado di ilarità suscitato dalle performances delle tre sorelle mattatrici e la loro governante, che hanno offerto, con le loro immedesimazioni, uno spaccato esemplare dei tempi della vita del romanzo, alternando l’irritante sofferenza della loro solitudine ingabbiata e il commovente desiderio di ambire ancora, quando non c’è più tempo, alla felicità. Tre sorelle di proustiana memoria, ognuna alla sterile e schizofrenica ricerca del proprio tempo perduto, sacrificate fino alla crocifissione dalla scelerata dilapidante ingordigia paterna e che si ritrovano, proprio nel segno della figura maschile assente, a perdonare all’unico nipote, per giunta bello e strafottente, ogni sua sregolatezza, che le condurrà a un rapporto virtualmente incestuoso e a trasformare in fumo e cambiali tutti i loro risparmi. Con una immarciscibile Milena Vukotic (84 anni) che esalta, nella memoria cinematografica delle varie sagre fantozziane, il ruolo di Pina, moglie del ragionieri Ugo e madre di Mariangela, una signora con tutte le caratteristiche della zitella, una toscanissima, anzi, fiorentinissima Lucia Poli e una fantastica Sandra Garuglieri, esemplare governante factotum e bilancia inconsapevole dei precari equilibri di casa Materassi. Una rappresentazione che si porta avanti, di successo in successo, da oltre venti anni e che proprio in questo 2019 dovrebbe chiudere definitivamente il sipario su quel salone di inizio secolo scorso dove la vita arrivava filtrata dai minacciosi arbusti presenti in giardino e si consumava, senza trascorrere, tra un ricamo, una commissione e l’attesa, inespressa, di un principe qualsiasi.
