di Alessandra Pagliai

FIRENZE. Signore e signori, Nerium Park è uno spettacolo che si dipana per dodici scene, in una Prima nazionale svolta al Teatro di Rifredi di Firenze il 1 e il 2 marzo. Nerium Park è il nome del luogo dove si svolgono i fatti e misfatti; un comprensorio moderno immerso in un territorio costellato di oleandri, belli, colorati e molto velenosi. È una vasta area dove vivono solo Marta e Bruno, due giovani che lavorano e possono permettersi un mutuo trentennale, sposi in attesa di un figlio. Qui si parla d'amore, unione, lavoro, possibilità economiche, speranze, una bella casa e di come la vita possa trasformarsi in un brivido febbricitante quando tutto cade in un rovinoso domino: il lavoro-dignità, i soldi-potere d'acquisto, la comunità-forza che manca, l'intimità della coppia che scoppia e arriva un figlio da crescere con tutti i sogni e bisogni che comporta. Bruno perde il lavoro e l'amore si logora anziché fortificarsi nella battaglia solidale contro le difficoltà. Qui c'è l'Italia, nonostante il testo arrivi dal nord-est della Spagna, dalla Catalogna di Josep Maria Mirò nel 2013. Qui c'è l'Europa dell'Unione Europea ancora in divenire.

C'è il tema della depressione post licenziamento e l'incuria verso i lavoratori, dove chi licenzia non è mai responsabile. In scena c'è l'aspettativa di una buona vita e pure il dramma della sua perdita di valore. Ma chi è responsabile di tale cambiamento? chi è quella presenza-assente che si agita per il vuoto enorme caseggiato e sevizia gli animi? È davvero Sergio, un disoccupato che ha perso anche la famiglia, costretto a dormire nel desolato sgabuzzino delle bici, oppure è un'invenzione della mente di Bruno che sente inarrestabile la cupa solitudine senza più un collega, un amico e l'amore? E con Sergio, amico di fantasia, può invece correre fino al poggio? In questo spettacolo c'è l'aspettativa tradita di una speranza di prospettiva che impone, anche al Teatro, di comprendere a che punto sia l'ambiente sociale dell'essere umano. Intanto Marta scappa dal dramma col figlio in grembo, verso la famiglia d'origine. Nerium Park, nella regia di Mario Gelardi, già vincitore di riconoscimenti per il suo teatro di impegno civile, non si avverte il thriller annunciato. C'è l'ansia dell'ignoto dettata dalla crisi economica, c'è l'incomprensione tra i due giovani, le loro parallele diversità, non il thriller. Per intendersi il Sergio che aleggia non suscita terrore, piuttosto sconforto per la figura che rappresenta. I 12 cambi di quadri, che ritmano il racconto e le sue differenti emozioni non hanno il guizzo che ne sottolinei l'importanza. Pregevole è la scelta del testo col suo tema imprescindibile dal nostro tempo, scelta da parte del regista, del Teatro di Rifredi che l'ha voluto al suo debutto e di Angelo Savelli che l'ha scoperto' e ne ha curato la traduzione dal catalano. Apprezzabile l'attrice Chiara Baffi - Marta - vincitrice dell'Ubu come miglior attrice under 30 e Premio Eleonora Duse come miglior attrice emergente e Bruno - Alessandro Palladino -, giovane dalle significative origini teatrali e cinematografiche, tra i protagonisti di Gomorra e di Due soldati. Visto che l'attesa è elemento significante in Nerium Park , attendiamo, quali individui del genere umano, una nuova forma di vita della società e da spettatori ci aspettiamo dalla Compagnia Nuovo Teatro Sanità di Napoli, altri lavori che possano ben rappresentarla.

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