di Francesca Infante

PISTOIA. Vorrei farvi due domande. Se vi proponessi di venire a uno spettacolo di teatro fisico, senza musica, con solo due ragazzi in tuta e una scenografia spoglia, verreste? Ieri sera, con Un poyo rojo, si è conclusa la rassegna Teatri di Confine (che faceva parte del Pistoia Teatro Festival dell'Associazione Teatrale Pistoiese). Lo spettacolo si è tenuto al Funaro, centro culturale di Pistoia. Il delizioso teatrino ha ospitato più di novanta spettatori, che con curiosità aspettavano di vedere questa rappresentazione di teatro fisico arrivato direttamente dall'Argentina, ma che in pochi anni ha fatto successo in tutto il mondo, arrivando anche alla Biennale di Venezia. E bastano pochi minuti per capire il perché di tutto questo successo. Ed è qui che rispondo io per voi alla prima domanda: no, magari non verreste, ma forse perché ve l'ho descritto in modo noioso. Riproviamoci.
Un poyo rojo è effettivamente uno spettacolo di teatro fisico, senza musica e con una scenografia ridotta ai minimi termini, ma sono proprio gli elementi mancanti la forza di questa visione, incentrata solo su quei due ragazzi in tuta. Luciano Rosso e Nicolás Poggi sono i due interpreti di questo (af)fresco, divertente e intelligente, che porta con sé una velata provocazione alla società bigotta in cui ancora oggi viviamo. Due ragazzi si incontrano in palestra e iniziano a provocarsi e a provocare il pubblico, con varie coreografie che spingono a non prendersi sul serio, che riescono a divertire e che mostrano la loro straordinaria abilità a improvvisare. Coprotagonista dei due, uno stereo, ed è proprio sulle trasmissioni radiofoniche (unico elemento sonoro) che i due, ma soprattutto Rosso, improvvisano, combinando insieme alla danza anche la potenza della mimica e dell'ironia. La storyline, molto velata, è il corteggiamento di uno dei due (Rosso) verso l'altro (Poggi). Una storia d'amore che si sviluppa gradualmente e con molta finezza durante il corso delle azioni, fino ad arrivare alla fine, dove diventa il tema centrale. La grande forza è la modalità con la quale vogliono far riflettere sulla normalità dell'omosessualità, cercando di scardinare quella paura, o meglio omofobia, che purtroppo ancora oggi esiste e si fa sentire. Grandi delle loro capacità artistiche, hanno fatto scivolare il tema dell'amore omosessuale gradualmente, riuscendo ad alleggerire una tematica delicata, grazie alla loro potente ironia. Ed ecco la seconda domanda; trovereste normale una storia d'amore fra un ragazzo e una ragazza? E fra due uomini? Vi alzereste dalla prima fila, se si trattasse di un corteggiamento tra due ragazzi? Perché questo è quello che è successo. Uno spettatore, a metà spettacolo, se n'è andato, lasciando vuota una sedia in prima fila. Ma mentre Luciano Rosso, al termine, improvvisava sulle note di Wannabe delle Spice Girl, quel posto vuoto è stato occupato da Nicolás Poggi, che con spontaneità ha in realtà fatto un gesto di gran ribellione in vero stile Poyo Rojo, parlando a una società che dovrebbe prendersi meno sul serio.
