di Francesca Infante

PISTOIA. La prima cosa che vedi è il suo pigiama, immagine che si porta dietro quel raro fascino di quotidianità. Ma prima ci sono state: le maschere iconiche del teatro, tutte insieme sul palcoscenico; il vestito di una donna che diventa un sipario; una pagnotta che copre le parti intime di una ragazza botticelliana; un cervo che bacia una donna bruna, un viandante che porta un teatro come se fosse una lanterna e poi è arrivata lei, la donna in pigiama con cannocchiale in mano. Dopo aver ricevuto l’incarico per realizzare l’illustrazione per la stagione di prosa del Teatro Manzoni ho cominciato a ragionare su come avrei potuto rendere l’idea di teatro. Ho capito che non potevo disegnare attori in scena (anche se vorrei moltissimo disegnare Amleto con teschio) e qualsiasi cosa fatta con i sipari non sarebbe sicuramente stata bella come il manifesto realizzato da Matticchio qualche anno fa. Per trovare idee mi sono quindi girato verso la sala e dopo aver scartato le poltroncine sono rimasto solamente con lo spettatore ed il cannocchiale da teatro. Ho combinato questi elementi con quelli della mia personale ricerca artistica: il quotidiano ed il casalingo, l’ironia (spero), l’isolamento del soggetto nel bianco e il richiamo ad altro (la posa è ripresa da un quadro della pittrice Mary Cassat, “In the Loge” 1878).
Credo comunque che “Donna in pigiama con cannocchiale da teatro” sarebbe stata più adatta per un programma di … matinée...! Ed è così che Guido Bartoli descrive la sua creazione, quella che ha dato il volto alla stagione teatrale 2019/20 del Teatro Manzoni di Pistoia. Prima di lui ci sono stati Roberto Innocenti, Franco Matticchio, Riccardo Mannelli, Fabian Negrin e Luca Caimmi, che hanno apportato quel prezioso elemento di originalità e soprattutto cambiamento al volto di un teatro, che come le sue immagini, si reinventa ogni anno. Se dopo esservi soffermati sul pigiama, avete anche guardato il programma della nuova stagione, vi sarete accorti che l'offerta, non è solo varia, ma anche variegata. Per citare qualche titolo: Un Tram che si chiama desiderio, con Mariangela D'Abbraccio e Daniele Pecci; After miss Julie, con Gabriella Pession e Lino Guanciale; Mine vaganti, di Ferzan Ozpetek, con Francesco Pannofino e Paola Minaccioni. Ma sono presenti in stagione anche due musical, uno conosciuto (Grease) e l'altro che si prospetta uno di quegli spettacoli che ricorderemo negli anni: Supermarket, un musical che sfora nella tragicommedia, raccontando semplicemente i problemi che tutti noi affrontiamo nel quotidiano. Sono presenti nella stagione anche tre produzioni dell'associazione teatrale pistoiese (Padiglione 6, Circolo polare artico e Risveglio di primavera, con quest'ultimo che vede coinvolta la compagnia dei ragazzi); un dramma musicale in tre atti (L'empio punito) e un balletto (Lo schiaccianoci). Non manca la compagnia Lombardi–Tiezzi che riporta sul palco Scene da Faust, con le sue ipnotiche scenografie, un monologo teatrale sulla vita del partigiano Silvano Fedi e molta altra prosa, che vale la pena andare a sbirciare. Un teatro che vuole rispettare i gusti del suo pubblico, quello affezionato che ogni anno torna a sedere nei suoi palchetti, ma che cerca anche di svolgere l'importante compito che ha, quello culturale, e lo fa cercando (e sperando) di incuriosire gli spettatori con le varie sfumature che il teatro può offrire. La prima cosa che vedi è quello che senti, la familiarità. Quella donna in pigiama dovrebbe rappresentare tutti noi, che con estrema comodità dovremmo sentirci a casa nella casa della cultura.
