MONSUMMANO (PT). Ha raccontato tutto, quasi per filo e per segno, da quando è nato, 67 anni fa, nel cremasco, fino al magico incontro, avvenuto una trentina d’anni fa, nel salotto buono, seppur massone, di Maurizio Costanzo. Fu quell’invito a cambiare la vita a Enzo Iacchetti, altrimenti, ora, chissà quale altra licenza per tabaccheria ai confini con la Svizzera qualcuno riuscirebbe ancora a rifilargli. È partita così - e si è protratta per circa due ore -, l’Intervista confidenziale con la quale il noto storico coconduttore di Striscia la notizia, supportato dall’amico, collega, giornalista Giorgio Centamore ha inaugurato, all’Yves Montand di Monsummano, la stagione teatrale del teatro valdinievolino. Non è stata, per le case della succursale dell’Atp, una di quelle serate indimenticabili, ma gli spettatori presenti, in particolare il ragazzo sul loggiato accompagnato dai genitori e Anna, che ha forse scoperto l’amore, si sono diverti molto. Mia madre voleva una bambina e l’avrebbe chiamata Santina; per questo sono nato storto e mi hanno chiamato come il nonno, Vincenzo – ha esordito l’attore, cantastorie, autore, poeta e molte altre facoltà che deve tutto, ma proprio tutto, al tragico, più che satirico, Tg dell’ammiraglia della Fininvest.

Perché senza quella televisione, che ha di fatto preso in ostaggio, seviziandolo e telecomandandolo, il pubblico da salotto dagli anni ’90 in poi, Enzo Iacchetti sarebbe ancora forse al Derby di Milano, in compagnia di altri aspiranti comici che prima o dopo hanno trovato la strada del successo, a cercare la sua grande occasione. Che sia simpatico, non c’è dubbio, tanto per i suoi trascorsi giovanili nel Pci che in quelli più maturi nel Movimento 5 Stelle, ma anche e soprattutto perché le sue poesie bonsai e le sue canzoni corte ci hanno fatto sorridere e ancora oggi, a distanza di decenni, esercitano ancora lo stesso effetto. Ne ha decantate qualcuna, accompagnato dalla sua chitarra classica imbracciata come un vero e proprio villan, raccontando, sotto intervista, i tempi bui, magri e desolanti degli esordi, quando non si intravedeva la luce del sole della notorietà e si faceva ancor più fatica a mettere qualcosa sotto i denti. Si è presentato uno ad uno ai suoi spettatori, partendo dalla platea, circumnavigandola tutta, distribuendo battute, sorrisi e strette di mano. Poi, richiamato all’ordine e alla disciplina dal collega giornalista, ha iniziato lo spettacolo, confidando la propria tragica introversione adolescenziale, indotta dalla severità paterna e frantumata quella sera della recita, nel paese natale, dove avrebbe dovuto indossare i panni di un bambino affetto da mutismo. Meglio di così non mi sarebbe potuta andare – ha continuato a raccontare Iacchettiio che mi esprimevo a monosillabi. Ma fu proprio calcando il palcoscenico, avevo solo 9 anni, che avvenne il miracolo. Quella parte, naturalmente, fu assegnata a un altro bambino, visto e considerato che entrando in scena, anziché tacere, per tutte le prove detti libero sfogo a favella e fantasia, ma proprio in quella circostanza scoprii la forza dell’esibizione. E da quel giorno non ho mai smesso di crederci. Il ricordo/intervista è arrivato fin sulla soglia dell’inizio della sua nomina a copresentatore, in compagnia di Ezio Greggio. Dopo, da quella promozione in prima serata, sono terminate le pene, sono arrivati i bonifici e quella rabbia giovanile, mista a delusione, si è trasformata in divertente materiale teatrale.

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