di Raffaele Ferro

FIRENZE. Che s'ha da fa' pe campa’. Un inizio così di sicuro farebbe specie, o quantomeno, confonderebbe le idee per chi, non conoscendo la nostra testata, sì aspettasse una recensione positiva. Invece qui si dice pane al pane e vino al vino! Caserecci ma non troppo, saltimbanchi simil-animatori da villaggio turistico, frequentatori di italianissimo stampo, di bar o più semplicemente comici da strapazzo, i cinque attori di Manicomic (diretto da Gioele Dix, al Teatro di Rifredi, a Firenze) hanno stravolto e fatto scompisciare il pubblico per quasi due ore. Ma in verità sono musicisti eccezionali che, a nostro avviso scelgono, anzi, data la situazione italiana in ambito musicale, sì adattano a fare i comici! Ecco, ci siamo sfogati: Raffaello Tullo, voce; percussioni, Renato Ciardo; batteria, Nicolò Pantaleo; sax, Vittorio Bruno; contrabbasso, Francesco Pagliarulo sono dei veri maestri del ritmo, del suono e dell'incantamento, da prestigiatori, si potrebbe dire, della musica e della sua magia.
Il testo stesso è sottoposto a interruzioni spontanee (anche se fossero scritte nel testo sono credibili) a strappi e a uscite comiche efficaci. Cinque matti in terapia, o meglio in musico-terapia, nelle mani del dottore (che alla fine è lui il vero internato) e la trama è già svelata. Se non fosse per la bravura, la perfezione, la sincronia nel gioco ritmico di palleggiare con palloni da basket intrecciando cinque parti ritmiche, come nel far suonare, ancora perfettamente sincronizzati, delle surrealistiche granite musicali (campanelli a percussione tipo reception), se non fosse per questo, in effetti rimarrebbe poco di più di uno spettacolo allegro, ridanciano, da parrocchia o da stabilimento balneare a ferragosto. Ma lo ripetiamo: questi non scherzano e fra imitazioni di Mike Bongiorno e sfottò di Albano, fra evocazioni bracardesche (del rosso Pagliarulo) o rimandi Gattidivicolomiracolardeschi, i Rimbamband, così si chiamano, fanno ricredere sul colosso (di regime radio TV ) Elio e le sue storie Tese, fanno immaginare un'alternativa all'autoreferenziale abitudine a non dichiararsi comici, musicisti, intrattenitori o quant'altro, ma a occupare posti importanti nella cosiddetta cultura italiana. I Rimbamband sono bravi, non hanno pretese, se non quella di far ridere, e ci riescono, perché, come già detto, il pubblico si diverte fin dall'inizio, talvolta creando gag spontanee con gli attori. Cosa di meglio? Rieccoci all'inizio del pezzo. Almeno per noi, che ridere a uno spettacolo ci riesce male, di meglio ci sarebbe sentirli suonare un intero concerto, senza goliardici calambeur, ma, magari sentirli suonare, tipo Bud Powell, i Weather Report o magari qualcosa di Frank Zappa, il grande! Di sicuro guadagnerebbero gli stessi sinceri applausi.
