PISTOIA. Trovate presto il vaccino e diffondetelo alla velocità della luce. Poi, una volta immunizzato il pianeta, nell’augurio che non ne venga fuori subito un altro nuovo (ma non è da escludere), istituite l’ordine degli attori (anche se quello dei giornalisti ne suggerirebbe l’inutilità) e stabilite, in merito a parametri condivisi, chi merita di poter recitare e chi si debba accontentare di vederli, gli spettacoli. Però, al di là di quello che riuscirete a fare, de L’amore segreto di Ofelia (ve lo garantisce il pubblico pistoiese della Fortezza Santa Barbara, dove è andato in scena ieri, 22 agosto) correggetene il tiro, per carità. Shakespeare sotto le mentite spoglie di Piero Angela ai tempi della quarantena, affidato a una coppia inedita: Chiara Francini e Andrea Argentieri, ossia Ofelia e Amleto, riveduto e corretto ai tempi del coronavirus, con dialoghi tratti ed estratti dal capolavoro shakespeariano affidati alla regia e ai video di Luigi De Angelis e Chiara Lagani, prodotto da Piefrancesco PisaniIsabella Borettini per Infinito Teatro e Estate Teatrale Veronese in collaborazione con Argot Produzioni.

Bisognava conoscere il latino e il greco per iscriversi alla facoltà di medicina e/o giurisprudenza, era la legge tacita, anche se non scritta, dell’Istruzione fino agli anni ’90; insomma, era necessario aver ottenuto il diploma liceale classico per imbattersi negli studi universitari più delicati e tosti degli atenei, così come occorreva il diploma liceale scientifico per imbattersi in matematica, fisica e, soprattutto ingegneria. A quei tempi, la gavetta attoriale era rappresentata dal Teatro: chi ce la faceva, sputando sangue e facendo la fame, andava poi in televisione, a prendere, davvero con il minimo sforzo, soldi e notorietà. Da qualche decennio succede il contrario; le lauree brevi di facoltà inventate alla bisogna hanno sfornato migliaia di dottori senza arte, né parte, spesso con in tasca il diploma di istituti tecnici, così come nel campo dell’intrattenimento: si passa dalla televisione, da uno dei migliaia dei canali e poi, se si è raccontata una barzelletta carina o si è canticchiato un motivetto simpatico, si passa direttamente ai teatri e si organizzano concerti. La rappresentazione di ieri riassume, con malvagia approssimazione, quello che profetizzarono, nel 1980, ma senza alcun merito musicale, i Buggles, con Video killed radio star: alle spalle dei due attori che provano alcune parti della tragedia delle tragedie del ‘600, scorrono immagini stile Quark, con pipistrelli, farfalle, lumache, api e calabroni filmati a grandezze spropositate nei momenti migliori delle loro esistenze: impollinazione e riproduzione, salvo poi sovrapporre la recita live dei due protagonisti con quelle effettuate precedentemente in studio dagli stessi. Dalle casse arrivano note sontuose, classiche, leggendarie. Alle 22,30 è tutto finito; Shakespeare è un po’ spaesato, il pubblico della Fortezza Santa Barbara è convinto di non aver capito.

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