di Alessandra Pagliai

FIRENZE. L’incontro nasce nella logica di Fies Factory: connettere giovani professionisti e artisti col progetto di avere un percorso creativo fuori da invasive leggi di mercato. Teatro Cantiere Florida contingentato come da DPCM, gli spettatori con mascherina, così come gli artisti, che citano parole interrogando la socio-linguista Vera Gheno, docente dell’Università di Firenze, oltre che traduttrice e branditrice di vocabolari. Fratelli d’Italiano, sembra dire Claudio Cirri, che aprendo le danze mima un simpatico Inno di Mameli, mentre arrivano sul palco i compari di Teatro Sotterraneo, Sara Bonaventura e Daniele Villa con la ex collaboratrice della nobile Accademia della Crusca, Vera Gheno. Ah! la parola, atto di identità di un popolo, di una regione, di una città, di un quartiere, pronunciando la quale ci riconosciamo in una tribù, foss’anche quella del web, media non demonizzato dall’esperta di lemmi. Perché, dice, il linguaggio contemporaneo in qualsiasi epoca si imbastardisce fino a diventare la lingua in corso, vedi il volgare che nasce nel Medioevo.

In cuor mio spero tanto che l’allocuzione detta al citofono: Scendi il cane che lo piscio, resti nell’alveo delle battute da citare per ridare colore a una serata noiosa, più che un lessico familiare. Insomma, eccetto rari momenti autoreferenziali che i quattro non ci hanno partecipato, il Talk scorre a tratti molto divertente, se ti piace dare un forte senso alle parole, pensandole, scrivendole, pronunciandole. Più Grammamanti che Grammarnazi , in un clima che giustifica gli abbi, i vadi usati da Giacomo Leopardi oltre che dal ragionier Fantozzi. Tu pensa! Bello sentir parlare di noi attraverso la lingua corrente, testimoni e fautori del POP che verrà. In chiusura voglio imperativamente dire la mia: evviva il congiuntivo, non mi separerete mai da lui.

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