di Stefania Sinisi

FIRENZE. Inaspettato e non retorico, L’Attimo Fuggente di Marco Iacommelli si rivela un vero capolavoro, che conquista e appassiona il suo pubblico all’istante. Il merito è tutto dovuto alla freschezza del suo giovanissimo cast, composto da attori che è doveroso citare uno a uno per la loro eclatante capacità di tenerti ancorato al palco, per la complicità e la tensione che da soli creano: Matteo Vignati, Alessio Ruzzante, Matteo Napoletano, Matteo Sangalli, Leonardo Larini, Edoardo Tagliaferri, Alessandra Volpe sono energici, frizzanti, vivi, smaniosi di passione. Tutti giovanissimi e talentuosi interpreti che tracciano uno spaccato di repressione, di scoperta e conquista. La scena è composta esclusivamente da sei sedie nere che i ragazzi fanno girare con un sottofondo di luci colorate e che si contrappongono a un telo bianco, dove le loro ombre e le loro parole echeggiano in ritmo e poesia. Elegante e semplice è anche la musica di sottofondo alla sceneggiatura che ci accompagna verso il vero significato delle parole. Perché la poesia può salvarci? perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione, perché è frutto delle passioni dell’uomo.

La poesia, la bellezza, il romanticismo, l'amore, sono queste le cose che ci tengono in vita. Lo splendore è che ognuno di noi può contribuire con un verso, perciò dobbiamo domandarci quale possa essere il nostro, ciò che ci contraddistingue e ci rende unici. Il professor John Keating (Ettore Bassi) invita a opporci al conformismo del gregge: cogliete la rosa quando è il momento sprona a ignorare i condizionamenti, i pregiudizi, le abitudini le influenze che ci tengono ancorati in basso, ci ricorda di vedere le cose da angolazioni diverse. Soprattutto quando siamo più sicuri di conoscerle, dobbiamo cambiare la nostra prospettiva, la nostra visione e soprattutto sforzarci di combattere per trovare la nostra voce, dobbiamo essere liberi pensatori e non rimanere schiacciati sotto rigidi condizionamenti. Capire fino in fondo ciò che è sbagliato e cosa è giusto per delle giovani menti è l’impresa più ardua, perché l’impulso e il desiderio di essere accettati, o di non deludere chi ci sta vicino, è ciò che spesso ci rende attori, interpreti di una recita senza fine e senza motivo di un ruolo che non ci appartiene. Ma è qui che entra in gioco l’esigenza di avere una guida, un maestro che ha il compito di mostrarci come far uscire da noi Audacia e Azione. È solo stimolando e incoraggiando e non reprimendo, che si può veramente elevare qualcuno, per questo la scena finale ci commuove tanto tutti, perché non potremo mai dimenticare quel qualcuno, il nostro Capitano, mio capitano che ha saputo infonderci speranza curiosità e audacia, quella persona a cui noi saremo sempre grati per averci insegnato ad avere il coraggio di essere noi stessi.

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