di Letizia Lupino

PISTOIA. Un’unica data quella di stasera al teatro Manzoni di Pistoia. Un’unica data in questo molle giovedì che accompagna il fine settimana. Sorprende la scelta o forse no, ma il teatro non sgomita, la platea è morbida, i palchetti pressoché vuoti. Sembra quasi che lo spettacolo che andrà in scena sia per gli addetti ai lavori o per chi lo ha organizzato. Facce fresche riempiono fin dove lo sguardo può abbracciare: non sembra certo il solito posto di qualche giorno prima. Le eco cambiano. I target anche. Evidentemente. Il palco è sgombro, bianco il fondale e il pavimento. Una poltrona gonfiabile fucsia da un lato, un microfono ad asta dall’altro. Niente di più eppure è sufficiente, forse avanza. Le luci si abbassano quel tanto che basta per rischiarare il buio completo. Il bianco è abbacinante, la poltrona spicca come un frutto maturo nella sua gonfiosa opulenza. L’ingresso musicale di rito fa da apripista a Cristiana Morganti (fresca fresca del Premio della Critica 2022, per questo spettacolo prodotto dall'Atp) che sale sul palco come se fosse il soggiorno di casa sua, una confidenza di anni di frequentazione. Non ci sono segreti, tutto è palesato, tant’è che il bianco pare ancora più bianco. Behind the light d’altronde è ciò che già è. Non siamo pronti a quello che sta per succedere. No, non siamo pronti, perché la danza è sempre un po’ un labirinto; tu ci entri con una direzione per poi scoprire che ne esci completamente ribaltata da un’altra. Frastornata. Ed è esattamente quello che è successo a noi.

Cristiana si avvicina al microfono e comincia a parlare. A parlare! Sì, una battuta dietro l’altra che ha il sapore di una fragola nel pieno della sua zuccherosità e ci strappa un sorriso; ce ne strapperà più di uno nel lungo soliloquio di settanta minuti che scioglierà per noi, promettendoci di spiegarcelo il pezzo eh. Sì, sì ve lo spiego. Almeno così saprete cosa avete visto una volta usciti di qui e nel frattempo poi potrete decidere anche di dormire! C’è chi la prenderà addirittura in parola, regalandoci un profondo ronfare tra uno stacco e l’altro. Ah, quel dommage! Cristiana è sorprendente nel raccontare la storia, la sua personalissima storia che tutto comprende, sia quello che può succedere nella vita reale, che quello che è riuscita a tradurre nel corto spazio di una pièce teatrale. Cristiana è tutto e ce lo ha dimostrato pienamente in questa performance che molte arti raccoglie e riesce a far esplodere con un’energia dirompente, non casuale e non banale. Quello che colpisce è la non ascrivibilità in alcuna categoria che limiti inevitabilmente l’idea; la disarticolazione delle regole: impari gli schemi e poi li stravolgi, per creare qualcosa di completamente inatteso, strano, curioso. Un po’ come la destrutturazione del classico tiramisù. È un incanto guardarla, i movimenti che crea, quasi improvvisati, e mai questa parola è così lontana dalla verità, legano lo sguardo alla sua fisicità che un occhio frettoloso potrebbe giudicare sgraziata, e che di sgraziato c’è solo il giudizio. È voglia di esprimersi con qualsiasi cosa ci sia a disposizione, che sia vocale, corporeo, visivo o uditivo. È la voglia di urlare, di cantare, di danzare, di togliere e aggiungere orpelli che inanellandosi tra loro danno libero sfogo ad una sequenza di personalissime vicende che, come la maglietta di Hulk a stento trattiene la sua vigorosa voglia di rivalsa, così si stracciano in una provocatoria catarsi che destabilizza, che non ti fa abbassare la guardia mai e mica per difendersi, ma per indagare l’abilità nell’attraversarla, nel rigirarla, nel rigenerarla e superarla tramite la presa in giro, la consapevolezza della confessione; la volontà di mostrare la crisi: eccola, guardatela da ogni angolo, sotto sopra, davanti e dietro; lanciata in aria come una palla e poi bucata con l’ironica arte che tutto scavalca, anche le crisi.
Un provocante e doloroso assolo che non si auto compiace mai. Provocatoria. Magistrale.

Pin It