di Letizia Lupino

PISTOIA. La difficoltà dell’incipit sbuffa palese; da dove cominciare quindi se ancora si cerca il finale? Sempre se un finale ci sia stato, non voluto, apparentemente cercato per l’inevitabile chiusa. Il palco del Teatro Manzoni si appresta perciò ad abbracciare una caotica scenografia per un’esclusiva tutta toscana. Dystopia, la nuova creazione di Poyo Rojo, che ha già all’attivo parecchi chilometri. E ben ci crediamo per quel che vediamo. È un laboratorio informatico? Un osservare neanche troppo di nascosto il making of di un film? Un esperimento? Una prova aperta? Una caccia al tesoro in sotterranei inaspettati?! Inequivocabilmente più facile capire quello che non è: non è un soggiorno, non è una pista da ballo, non è un dietro le quinte di una stazione televisiva, non è un camerino, non è un talent show. Non è un sacco di cose che però, incredibilmente, le include tutte. Allora di tutto ciò che non è, appare lampante tutto ciò che riesca a contenere come se i manici di questo ghiotto calderone sorreggessero nuvole serene. I cuochi che condiranno la scena scatteranno prontamente sul palco. Alfonso Barón e Luciano Rosso si presenteranno inguantati in tutine verdi da Chroma Key facendo già, bene o male, presagire una lunga lista di ingredienti.

E sarà un’esplosione di sapori, una scoperta continua di idee, di entusiasmo, di ricerca convulsa, di spostamenti incessanti da un espediente all’altro che finalmente ci faranno capire in parte quello che è, perché continueranno totalmente a fuggire dalle classificazioni: danza, teatro d’oggetti, teatro fisico, arte visiva, musica! Un uragano di corpi ed energia che spazzerà via tutto ciò che intralcerà la conquista del fulcro, del cuore pulsante di questo spettacolo: la libertà intesa nel senso più ampio del termine. Libertà politica, libertà di forma, libertà di corpi, libertà espressiva che ci fa giocare con le orrorifiche brutture del nostro tempo. Ci mostreranno, attraverso una narrazione che quasi si intesserà sul momento, una galleria di mostri che non possiamo non conoscere e riconoscere e che con cruda ironia la soverchieranno depotenziandola anche quando vestendo i panni di due presentatrici patinate presenteranno una realtà nella quale la visione critica e il conflitto non trovano posto, ma che verrà completamente sconquassata dall’arguzia del loro essere in scena, dal turbine da tagadà che riusciranno a creare. E non riesce difficile immaginare che, in qualunque teatro essi andranno, qualunque genere di pubblico incontreranno, riusciranno, con esilarante sarcasmo, a coinvolgerli tutti. Ed infine, forse, sarà pressoché inevitabile che il sistema crasherà. Error 404, file not found. Error 404, file not found. Che sia imprevisto errore o una costruita imprecisione importerà meno di zero, perché l’interruzione non la percepiremo proprio; bravi loro? A chi lo vedrà la facile sentenza.

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