PISTOIA. L’incontro con il pubblico del Teatro Manzoni di Pistoia al termine della rappresentazione (si replica oggi, domenica 5 marzo, alle 16) che l’intera compagnia di Pupo di zucchero (giunta nuovamente sul palcoscenico, ma stavolta in borghese, alla spicciolata) ha avuto con la moderazione, appropriata, delicata, professionale e saggia, come non poteva essere altrimenti, di Massimiliano Barbini è la scusa, spudorata, ma inevitabile, di parlarne ancora di questo spettacolo, già recensito, lo scorso inverno, dopo l’esibizione al Teatro di Rifredi. Confermiamo punto per punto e virgola dopo virgola quello che abbiamo scritto allora, aggiungendo quei friccichi d’emozione che sono arrivati ieri sera e che non salderanno certo il conto emotivo se avessimo l’opportunità di vederlo ancora, lo spettacolo. Rispetto a Vita mia, Le sorelle Macaluso, Scortecata, Misericordia, le opere precedenti, Emma Dante, l’ideatrice, la regista, l’architetto, ha solo smaltito la rabbia, conservando, intatta, la poesia, che scevra dall’acredine giovanile, si è addirittura impreziosita. Probabilmente, dopo anni di studio, ricerca, fatica e lavoro certosino, la disillusione cosmica ha preso, inconsapevolmente e inesorabilmente, il sopravvento. Non è un trattato di resa, ma il limite, invalicabile, dello scibile e del rivoluzionabile, oltre il quale non c’è altra soluzione o via che scendere dal palcoscenico e imbracciare le armi.

A questo, però, non può e non deve pensarci Emma Dante, che ha già sparato parecchio con precisione chirurgica, sacrificando, lungo la campagna d’inverno, parecchi luoghi comuni, che per onomatopeica irritante magia, riescono puntualmente a riprodursi e a rimpossessarsi degli spazi che dovrebbero essere d’altri. All’eterno Giambattista Basile, ideatore inconsapevole con Lo cunto de li cunti, al vecchio Carmine Maringola e a tutti i suoi parenti naturali e acquisiti ormai morti, ma resuscitati in questo delicatissimo e potente ricordo (Nancy Trabona, Maria Sgro, Federico Greco, Sandro Maria Campagna, Giuseppe Lino, Stephanie Taillandier, Tiebeu Marc-Herny Brissy Ghadout, Martina Caracappa e Valter Sarzi Sartori), aggiungiamo anche la nostra umile, laica, preghiera di ringraziamento.

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