di Sara Pagnini
FIRENZE. Il balletto dell'Opera Nazionale Rumena di Iasi al Teatro della Pergola di Firenze si è esibito in due spettacoli, pomeridiano e serale, domenica 22 dicembre. La magia del balletto inizia a sipario chiuso (peccato che il pubblico non possa assistere), dietro le quinte, dove i ballerini, ancora senza trucco e senza costumi di scena, iniziano ad arrivare in palcoscenico in ordine sparso, vestiti a strati che si tolgono via via che iniziano gli esercizi di riscaldamento: Plié, Battement Tendu e Jeté, Rond de Jambe, Battement Fondu, Frappé, Grand Battements, e poi gli esercizi al centro, le pirouettes, l'adagio e qualche piccolo salto per scaldare bene la muscolatura e soprattutto i piedi. Li ho conosciuti i trentotto ballerini della compagnia, in prevalenza rumeni, ma anche una giapponese, una francese, diverse italiane (con una buona tecnica), una giovanissima di cui sentiremo certamente parlare, e poi la direttrice artistica Cristina Todi, energica e loquace. La compagnia ha ballerini molto giovani; hanno energia da vendere, dato che ogni giorno cambiano città e vanno in scena per due volte; molto cortesi, salutano le signore con il baciamano (abitudine, forse a torto, da noi sepolta). La tournée della compagnia in Italia è organizzata dalla Fondazione Teatro Lirico Siciliano con sede a Siracusa; il calore e l'accoglienza dei responsabili è tipico del nostro sud. Si sono anche occupati della bella scenografia (fatta realizzare ad Odessa), che ogni santo giorno viene smontata, trasportata e rimontata in un nuovo teatro. La versione presentata è quella originale di Marius Petipa e di Lev Ivanov del lontano 1895; l'autentica versione della coreografia creata per il Teatro Mariinsky. La trama è nota, una romantica storia d'amore, che ha fatto de Il lago dei cigni il balletto per antonomasia. Il corpo di ballo nell'insieme funziona, ma la tecnica non sempre è perfetta (e il balletto classico la richiede). I due protagonisti Bogdan Canila e Cristina Djmaru (ritratti nell'immagine, lei è in penché sostenuta dal partner), rispettivamente Sigfrido e Odette/Odile, sono una coppia anche nella vita e si vede negli sguardi. Cristina ha linee molto belle (soprattutto una bellissima arabesque), belle braccia, in alcune sequenze le spalle sono troppo alte e non tenute e ciò fa sì che di perda la delicatezza della linea del collo. Non è semplice trasformarsi in un cigno; darne i movimenti ora languidi, ora nervosi, ora struggenti e aggressivi creati per una ballerina-cigno bianco e buono, Odette, e un cigno nero e cattivo, Odile. La musica poi non si scorda, è quella di Cajkovskij; soprattutto quella del terzo atto è indimenticabile per chiunque l'abbia ascoltata, anche una sola volta.
