CASALGUIDI (PT). Chissà con quale pseudonimo si ricorderanno di Alessandro Benvenuti, al Bar La Ghiacciaia, gli altri dieci dell’omonima squadra dell’esercizio pubblico (una volta ritrovo insostituibile alla pari di Circoli Arci e Oratori) con la quale partecipò a memorabili, quanto ingloriosi, tornei di calcio. Certo, nelle sue Pillole (di me), ci sono tanti altri aneddoti, passati alla storia delle risate toscane, più che italiane, che hanno meritato di essere annotate, ricordate, scritte e poi recitate. Ma quelle ingerite negli anni della spensieratezza, nella stagione dei progetti, sono quelle, paradosso, seppur le più lontane, che si ricordano meglio e con maggior piacere. Soprattutto, poi, se la vita ci ha consentito di trasformare le nostre elucubrazioni adolescenziali in realtà e a settantacinque anni suonati poterci permettere il lusso di essere pagati per ricordarle, a voce alta. L’ultima sortita teatrale di Alessandro Benvenuti consiste proprio in questo, nel rispolverare battute, tormentoni e monologhi scritti e usati in vecchi spettacoli o scritti e dati in appalto a vecchi amici (Andrea Cambi, Novello Novelli) che li hanno fatti ulteriormente impreziosire dandoli in pasto a colleghi simpatici come lui. Banco di prova di questo esperimento che non corre minimamente il rischio di fischi e buuuu, il piccolo Teatro di Casalguidi, del circuito dell’Atp, dove l’indimenticabile e indimenticato menestrello fiorentino ha reso il giusto lustro ad alcuni suoi vecchi monologhi, vecchi ma con ancora la freschezza e la giovinezza di una comicità che, almeno nei suoi paraggi geografici, tarda incredibilmente a invecchiare. Del resto, a Teatro, il saggio inglese dei Giancattivi ha sempre esibito performance del genere, una comicità che ha sempre lambito pornografia e blasfemia senza però mai scendere dettagliatamente nei sottotitoli; un limitarsi sulla soglia che gli ha consentito, oltre a non subir censure, anche questa indiscutibile e meritata longevità. Il problema - che alla sua età non rappresenterà certo un problema -, è che il suo pubblico non si è ringiovanito (anche se tra loro qualche aspirante artista farebbe meglio a esserci), non ha passato il testimone a figli e successori e che sta inesorabilmente invecchiando con lui. La televisione, in compenso, quella a pagamento, gli ha offerto un’altra grande opportunità e seppur ritagliandogli il ruolo (che è stato di Carlo Monni, fino a prematura scomparsa) del vecchietto rompicoglioni, gli ha regalato una nuova dose si successo, tributi e guadagni, tutto sommato più che meritati. Del resto, molto suoi coetanei colleghi d’arme, hanno da tempo riposto la propria verve e sepolto ogni ascia di interminabili battaglie e nonostante non abbiano declinato i loro interessi solo ai cantieri, sono da parecchie stagioni usciti dai coni di luce di ogni riflettore, gustando o patendo la vecchiaia lontano dai botteghini. Alessandro Benvenuti invece, complici un’invidiabile condizione atletica e una dignitosissima lontananza dal rincoglionimento, si può ancora permettere il lusso di girare, da protagonista, nei Teatri e accompagnato solo dalla sua memoria (e un leggio con sopra gli appunti di una vita per scampare improvvisi blackout) riempirli. Certo; il canovaccio è esattamente quello di sempre, ma per il momento può bastare e bastargli. Poi, si vedrà, ma poi, non ci saranno i suoi fedelissimi spettatori, non ci sarà più lui e non ci saremo più neanche noi, a raccontarvelo.

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