di Dario Monticelli
PIOMBINO (LI). Manola torna a teatro, contenitore d’intrattenimento e socialità, come celebrato nei saluti finali, con una brillantissima Chiara Noschese e una Nancy Brilli in forma smagliante. Per quest’ultima, un ritorno, perché già nel 1995 fu protagonista di questo spettacolo, a fianco dell’autrice/attrice Margaret Mazzantini, pièce poi edita nel 1998 da Mondadori, sotto forma di romanzo. Adesso Enfi Teatro ne riprende la produzione, sotto la regia misurata di Leo Muscato. Siamo al Metropolitan di Piombino e in mezzo alle macerie di una scenografia che potrebbe richiamare una vecchia casa bombardata (immagine quanto mai d’attualità, ma i riferimenti al mondo di oggi si fermano qui), spuntano due resilienti fiori: Ortensia (Noschese) e Anemone (Brilli), gemelle del tutto diverse, sempre pronte a bisticciare, ma più divise da un radicalmente diverso modo di affrontare la vita, piuttosto che da inconciliabili contrasti. Manco a dirlo, una goffa e insicura, un po’ sfigata, de sinistra, l’altra, aperta e solare, decisamente spigliata e de destra. Atmosfera vagamente anni ‘50, complice la colonna sonora scelta, con qualche riferimento anacronistico. Ma non serve farci caso e si deve prendere tutto alla leggera, così come del resto le due protagoniste affrontano tutta una serie di disavventure familiari e sociali, a tratti con l’esuberanza e l’espressività di buffi personaggi looney tunes! Il pubblico, folto e maturo, ride di gusto dimostrando di apprezzare la raffica di battute, non necessariamente sofisticate.
Un teatro senza tempo, lontano dai trend dell’attualità teatrale e della sperimentazione, che vede impegnate le due veterane dello spettacolo in un frizzante doppio monologo ad incastro, sempre rivolte a Manola. Psicoterapeuta? Amica? Vicina di casa? La propria coscienza? Beh è la cosiddetta quarta parete, noi, il pubblico, soprattutto donne che parlano con altre donne, ma tutti sono ospiti ben accolti. Donne forti o donne inconsapevolmente autorecluse nelle aspettative sociali di altri? Ricordi, dissapori, fallimenti, rivincite, amori, insicurezze, gioie. Due fiori cresciuti tra le macerie della vita cercano cose semplici e sane: terra in cui affondare radici, in cui nascondersi, acqua e sole da dosare e con cui prosperare. Uno parte come un germoglio ritorto, l’altro invece spavaldo coi petali protesi, ma poi finisce subito arso e appassito, mentre il primo, pian piano, saprà farsi strada oltre le cime degli alberi. Due fiori diversi, stesso profumo.