FIRENZE. Ride divertita, Concetta, come se non fosse lei la bestia trascinata dal padre che la venderà al mercato in cambio di una capra gravida. Ride divertita, Federica Carruba Toscano, ideatrice di Immacolata Concezione (uno spettacolo Vucciria Teatro prodotto dalla Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini), come se quel corpo, nudo, indifeso, disumanizzato, trascinato a forza bestiale da una catena fissatale al collo, seppur desiderato dagli uomini, invidiato dalle altre puttane e schernito, tra indignazione e pietà da tutto il resto, che gira tra gli spettatori del Teatro di Rifredi, a Firenze, dalla parte più alta della platea fino a guadagnare il palcoscenico, non fosse suo, ma appartenesse a un’altra vittima, che fosse carne di altro macello, che fosse merce di scambio di altra povertà. Siamo nella Sicilia degli anni ’40, a due passi dal secondo conflitto mondiale; il Fascismo è all’apice della sua demenza, a un passo dalla sua tragica e cruenta fine, ma rende ancora l’idea del potere, che lo glorifica in tutta la sua aberrazione. L’acquirente di Concetta, con un seno prorompente, una pelle inflaccidita che fa curiosità e sangue tra i suoi futuri clienti e un sorriso disarmante che la proteggerà e la condannerà, è la tenutaria di un bordello di infimo ordine. Il tempo, però – e sono più di ottant’anni -, non sembra essere passato. Non ci sono più i bordelli (purtroppo), vero, e le ragazze costrette a vendere il loro piacere non vengono più trascinate al mercato legate con una catena al collo, ma il commercio della carne è ancora florido, attivo.
Si è solo ingentilito, ma le considerazioni, se ricordassimo di farle, le faremo più tardi. Ora ci concentriamo su questa storia, che a Palermo e dintorni i più vecchi ricordano nitidamente, ma non certo Joele Anastasi che, regista e protagonista della rappresentazione, troppo giovane per rivisitare i suoi di ricordi, ma intelligente a rinvigorire il suo catino emotivo, lo porta in scena da qualche anno, riscuotendo, risalendo la cerniera dello Stivale, un meritato successo. La nuova bestia da piacere, che non conosce, come le sue attempate colleghe, i trucchi del mestiere più antico del mondo (un po’ di retorica è sempre bene farla), oltre a un fisico prorompente, immacolato, vergine, gode di un sorriso e di un’ignorante straordinaria demenza, che le fanno vivere quella inumana costrizione come una meravigliosa avventura. Vogliono tutti appartarsi con lei, nel bordello, una giostra che si isola dagli occhi indiscreti grazie a tendine che dovrebbero creare intimità, non certo dalle orecchie, perché fuori giungono tutti i mugolii del caso, frequentata dai soliti signorotti del paese: il modesto boss mafioso (Enrico Sortino), amico della Chiesa e del regime, il suo luogotenente (Alessandro Lui), compreso il prete del paese, tiranneggiato dalla sua vocazione di missione evangelica purificatrice e il suo naturale, frustrato, desiderio maschile (Ivano Picciallo) e i soliti anonimi puttanieri, che sul palcoscenico sono dei manichini che si dispongono in fila indiana al lato della giostra aspettando, pazienti, il proprio turno di piacere. Piace, a Concetta, quel posto, perché basta osservare sette semplici regole per lavorare senza fastidi. Poi, però, un giorno, succede che uno dei clienti, che sembra essersi addomesticato a quella frequentazione che sa di didattica spirituale, tanto da intrattenerla raccontandole storie, che lei non ha mai ascoltato perché nessuno ha mai creduto fosse opportuno farlo, perché Concetta è una bambina cresciuta come una capra, appunto, vinto dal desiderio, approfitti di quel corpo e ne consumi il pasto. Lasciando inavvertitamente dentro il seme della vita. Le puttane, ieri come oggi e come domani, non possono restare gravide e se non trovano un cliente che decide di portarle con sé, devono sottostare alla legge della produzione. Ed è con la solita stordente semplicità che Concetta difende e protegge la propria gravidanza, fino alla sua postuma beatificazione, quella di una Madonna violata, o di una Bocca di rosa sprovveduta, se preferite, che sempre e comunque Immacolata Concezione resterà.