Ieri, a Versailles, un poliziotto francese si è rifiutato di stringere la mano al suo Presidente Francois Hollande e subito dopo anche al premier Manuel Valls: era vestito in completo blu aviazione, come molti altri suoi colleghi, camicia celeste e cravatta blu, con i capelli corti come vanno di moda ora, meno folti sulle tempie e stava sull’attenti, pancia in dentro e petto in fuori, con un rigore e una serietà impeccabili. Quando il Presidente è passato davanti al giovanotto, quest’ultimo è rimasto con le braccia conserte dietro la schiena, senza battere ciglio. Francois Hollande ha visibilmente accusato il colpo, ma ha cercato di non darlo a vedere, proseguendo la parata delle strette di mano. La cerimonia era stata indetta per ricordare i due poliziotti uccisi a Parigi da un jihadista.
Ai (nostri) colleghi, il giovanotto della Gendarmeria ha detto che la Polizia, in Francia, è nella merda fino al collo: senza soldi, senza risorse e senza futuro. In questi giorni, sempre la Francia, ha dato a tutti, in particolare a noi, che siamo lì, vicinissimi, nonostante il silenzio dei nostri mezzi di (in)formazione, una grande lezione di libertà, fraternità e uguaglianza, sfilando tra barricate e fiamme in lungo e in largo per tutto il Paese contro le ultime mosse europee che hanno il sapore di essere la panacea dei ricchi e la stricnina dei poveri. Abbiamo il sentore che tanto il poliziotto insubordinato quanto i manifestanti più incazzati ne pagheranno, amaramente, le conseguenze dei loro gesti. Da noi, ora, non è tempo di ribellarsi, anche se le cose continuano a precipitare, forse peggio e più velocemente di quanto accada ai cugini transalpini: gli azzurri di Conte - che ha già firmato con il Chelsea - hanno vinto le prime due gare degli Europei, assicurandosi il passaggio agli ottavi e memori del 1982, chissà cosa potrebbe ancora succedere. Se non sapeste come diversamente definire un popolo e una folla, questo doppio esempio potrebbe esservi utile.