di Lucilla Bernardini
Le parole sono importanti, si sa. Che le relazioni interpersonali si dicano legàmi ha un significato e un significante preciso. I legàmi più significativi si hanno tra persone che, a loro dire, si amano. Quando ci si lega a qualcuno si inizia con fili sottili, di seta: un braccio legato a un orecchio, per esempio; tu muovi la testa e io avverto il braccio che si sposta: è piacevole, ricorda la presenza della persona amata, niente di male. Poi i fili si moltiplicano: un piede con un occhio, un fianco con un gomito, una spalla e una coscia indissolubilmente avvolti nella stessa matassa, stessa ragnatela, leggera, ma ingombrante. Ora, a ogni tuo movimento, a ogni respiro, sento il legàme che tira di qua e di là, che impedisce di camminare con scioltezza, stringe il collo e soffoca, rallenta, rallenta entrambi.
I fili poi, con il tempo, a poco a poco, impercettibilmente, si inspessiscono e con gli anni diventano catene, pesanti zavorre attorcigliate a ogni organo vitale. Legàmi. E’ bastato distrarsi un attimo che la scelta di stare insieme è diventata una necessità. O ci muoviamo insieme o nessuno si muove. E allora giù a buttar acido corrosivo su quelle catene, a tirare fino a farsi sanguinare i polsi, a strappare la carne per potersi liberare. Processo doloroso e inutile giacché, nel tentativo, ci si incastra ancor di più, si perdono irrimediabilmente pezzi di noi, si lacerano pezzi entrambi. E allora niente legàmi? No, è impossibile, è disumano. Bisognerebbe, invece, più semplicemente stare attenti. Bisognerebbe avere l’accortezza di tendere un unico filo sottile tra noi e la persona amata. Un filo rosso di passione e d’amore che ci unisca all’altezza del plesso solare, che ci consenta di sentirci respirare, ma non ci impedisca la libertà di movimento e di pensiero. Un filo che sarebbe bene fosse sempre teso; a noi la scelta della lunghezza, basta ricordarsi che per tenere in tensione un filo bisogna mantenere una certa distanza, ma con impegno e dedizione e, tanto più sarà lungo il filo, tanto più ci si dovrà impegnare per tenerlo teso. E’ un esercizio piuttosto impegnativo e, in un primo momento, potrà sembrarci anche inutile e stancante, ma sulla lunga distanza se ne apprezzerà l’efficacia. E poi, quando la passione e l’amore dovessero svanire, perché tutto ha una data di scadenza - e sarebbe bene ricordarlo -, basterà un buon paio di forbici affilate. Un taglio netto, creativo, sano. Un taglio senza dolore, né sanguinamento. E quel piccolo cordone ombelicale resterà per sempre lì a ricordarci i momenti belli; ci basterà sfiorarlo per far emergere emozioni passate, legàmi d’amore pulito. E ci riconosceremo, camminando per strada, coi nostri fili rossi che ondeggiano al vento, esperienze d’amore e di vita. E sarà sempre il vento a farci incontrare e unire in un nodo d’amore di nuovo quel filo di libertà. Legàmi, non légami!