di Filippo Colosi
DA ALCUNE edizioni del Pistoia Blues vedo anno dopo anno avverarsi un lento ma costante imborghesimento della società non soltanto e aggiungo, purtroppo, del palinsesto musicale, ma di tutto quello che un tempo si sarebbe definito happening musicale. Negli anni '90 ricordi - ammetto adolescenziali di me oggi quarantenne - riportano alla memoria un camping blues ospitato nelle collinette dell'odierno Parco della Rana al tempo trucemente semplificato nel sussidiario, luogo di allegra e quasi ordinata anarchia con le tende, le pisciate fatte lungo l'argine della già compromessa Brana, le bancarelle proibite con i cyloom, i banchini con sangria e fette di pane con la nutella, i micro rave party con una luce strobo e musica techno, i camper con le targhe di tutta Italia e alcune anche straniere, il teepee degli indiani, ovvero pizzeria degli elfi priva di HACCP e lista degli allergeni, il puzzo talvolta repentino del vomito di chi aveva esagerato con tutto;
una massa di ricordi seppelliti dalla mestizia di chi sindaco al tempo decise di ghettizzare il tutto con il pericolo, e poi tragicamente mortale errore, di spostare il tutto nel lager di Montesecco. Consegnando poi a piccole, ma costanti rate, l'intero avvenire del blues fuori dai concerti della piazza al grigiore del conformismo, alle autorità prefettizie sospinte dai più reazionari comitati dei cittadini indignati dagli zozzi frequentatori del blues, rei del fatto di impedire l'acquisto di alcolici nei supermercati cittadini per loro ostacolo alla abituale spesa quotidiana. A furia di scacciare ogni frequentatore del blues alternativo ecco al giorno d'oggi una versione ultra borghese fatta di telecamere a visione notturna e con centinaia di tutori delle forze dell'ordine: un asettico Pistoia Blues oramai declassato a festa parrocchiale barra anche forse musicale. Non raccontiamolo ai ventenni di oggi i quali potrebbero lungamente domandarsi in che mondo si sono ritrovati a dissipare la propria spensieratezza, ma diciamolo a noi dai quaranta in su in quale costrizione li abbiamo gettati. Più sicuri e più vuoti di fantasia da manifestare. Non me ne vogliano, ma voglio citarli tutti, io, in ordine cronologico, voi, con il vostro giudizio, in ordine di responsabilità: Scarpetti, Berti, Bertinelli, Tomasi.